Page 84 - Confessioni
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Nei quartieri della memoria:
                  8. 12. Trascenderò dunque anche questa forza della mia natura per salire gradatamente al mio Creatore.
                  Giungo  allora  ai  campi  e  ai  vasti  quartieri  della  memoria,  dove  riposano  i  tesori  delle  innumerevoli
                  immagini di ogni sorta di cose, introdotte dalle percezioni; dove sono pure depositati tutti i prodotti del
                  nostro pensiero, ottenuti amplificando o riducendo o comunque alterando le percezioni dei sensi, e tutto
                  ciò che vi fu messo al riparo e in disparte e che l’oblio non ha ancora inghiottito e sepolto. Quando sono là
                  dentro, evoco tutte le immagini che voglio. Alcune si presentano all’istante, altre si fanno desiderare più a
                  lungo, quasi vengano estratte da ripostigli più segreti. Alcune si precipitano a ondate e, mentre ne cerco e
                  desidero altre, balzano in mezzo con l’aria di dire: “Non siamo noi per caso?”, e io le scaccio con la mano
                  dello  spirito  dal  volto  del  ricordo,  finché  quella  che  cerco  si  snebbia  e  avanza  dalle  segrete  al  mio
                  sguardo;  altre  sopravvengono  docili,  in  gruppi  ordinati,  via  via  che  le  cerco,  le  prime  che  si  ritirano
                  davanti alle seconde e ritirandosi vanno a riporsi ove staranno, pronte a uscire di nuovo quando vorrò.
                  Tutto ciò avviene, quando faccio un racconto a memoria.

                  a) le sensazioni avute;
                  8.  13.  Lì  si  conservano,  distinte  per  specie,  le  cose  che,  ciascuna  per  il  proprio  accesso,  vi  furono
                  introdotte: la luce e tutti i colori e le forme dei corpi attraverso gli occhi; attraverso gli orecchi invece tutte
                  le varietà dei suoni, e tutti gli odori per l’accesso delle nari, tutti i sapori per l’accesso della bocca, mentre
                  per la sensibilità diffusa in tutto il corpo la durezza e mollezza, il caldo o freddo, il liscio o aspro, il
                  pesante o leggero sia all’esterno sia all’interno del corpo stesso. Tutte queste cose la memoria accoglie
                  nella  sua  vasta  caverna,  nelle  sue,  come  dire,  pieghe  segrete  e  ineffabili,  per  richiamarle  e  rivederle
                  all’occorrenza.  Tutte  vi  entrano,  ciascuna  per  la  sua  porta,  e  vi  vengono  riposte.  Non  le  cose  in  sé,
                  naturalmente, vi entrano; ma lì stanno, pronte al richiamo del pensiero che le ricordi, le immagini delle
                  cose percepite. Nessuno sa dire come si siano formate queste immagini, benché siano visibili i sensi che le
                  captano e le ripongono nel nostro interno. Anche immerso nelle tenebre e nel silenzio io posso, se voglio,
                  estrarre nella mia memoria i colori, distinguere il bianco dal nero e da qualsiasi altro colore voglio; la mia
                  considerazione delle immagini attinte per il tramite degli occhi non è disturbata dalle incursioni dei suoni,
                  essi pure presenti, ma inavvertiti, come se fossero depositati in disparte. Ma quando li desidero e chiamo
                  essi pure, si presentano immediatamente, e allora canto finché voglio senza muovere la lingua e con la
                  gola tacita; e ora sono le immagini dei colori che, sebbene là presenti, non s’intromettono a interrompere
                  l’azione che compio, di maneggiare l’altro tesoro, quello confluito dalle orecchie. Così per tutte le altre
                  cose immesse e ammassate attraverso gli altri sensi: le ricordo a mio piacimento, distinguo la fragranza
                  dei gigli dalle viole senza odorare nulla, preferisco il miele al mosto cotto, il liscio all’aspro senza nulla
                  gustare o palpare al momento, ma col ricordo.
                  b) le esperienze.

                  8. 14. Sono tutte azioni che compio interiormente nell’enorme palazzo della mia memoria. Là dispongo di
                  cielo e terra e mare insieme a tutte le sensazioni che potei avere da essi, tranne quelle dimenticate. Là
                  incontro  anche  me  stesso  e  mi  ricordo  negli  atti  che  ho  compiuto,  nel  tempo  e  nel  luogo  in  cui li ho
                  compiuti, nei sentimenti che ebbi compiendoli. Là stanno tutte le cose di cui serbo il ricordo, sperimentate
                  di persona o udite da altri. Dalla stessa, copiosa riserva traggo via via sempre nuovi raffronti tra le cose
                  sperimentate,  o  udite  e  sulla  scorta  dell’esperienza  credute;  non  solo  collegandole  al  passato,  ma
                  intessendo sopra di esse anche azioni, eventi e speranze future, e sempre a tutte pensando come a cose
                  presenti. “Farò questa cosa, farò quell’altra”, dico fra me appunto nell’immane grembo del mio spirito,
                  popolato di tante immagini di tante cose; e l’una cosa e l’altra avviene. “Oh, se accadesse questa cosa, o
                  quell’altra!”, “Dio ci scampi da questa cosa, o da quell’altra!”, dico fra me, e mentre lo dico ho innanzi le
                  immagini  di  tutte  le  cose  che  dico,  uscite  dall’unico  scrigno  della  memoria,  e  senza di cui non potrei
                  nominarne una sola.


                  Meravigliosa potenza della memoria

                  8. 15. Grande è questa potenza della memoria, troppo grande, Dio mio, un santuario vasto, infinito. Chi
                  giunse mai al suo fondo? E tuttavia è una facoltà del mio spirito, connessa alla mia natura. In realtà io non
                  riesco a comprendere tutto ciò che sono. Dunque lo spirito sarebbe troppo angusto per comprendere se
                  stesso? E dove sarebbe quanto di se stesso non comprende? Fuori di se stesso anziché in se stesso? No.
                  Come  mai  allora  non  lo  comprende?  Ciò  mi  riempie  di  gran  meraviglia,  lo  sbigottimento  mi  afferra.




                  Agostino – Confessioni                                                    pag. 82 di 134
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