Page 82 - Confessioni
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presente, non più il passato? Il frutto di quelle confessioni l’ho capito e ricordato; ma il mio stato presente,
                  del tempo stesso in cui scrivo queste confessioni, sono molti a desiderare di conoscerlo, coloro che mi
                  conoscono come coloro che non mi conoscono, ma mi hanno sentito parlare di me senza avere il loro
                  orecchio sul mio cuore, ove io sono comunque sono. Dunque desiderano udire da me la confessione del
                  mio intimo, ove né il loro occhio, né il loro orecchio, né la loro mente possono penetrare; desiderano
                  udirmi, disposti a credere, ma come sicuri di conoscere? Glielo dice la carità, per cui sono buoni, che non
                  mento nella mia confessione di me stesso. È la carità in loro a credermi.


                  Frutti delle confessioni del presente tra gli uomini

                  4. 5. Ma quale frutto si ripromettono da questo desiderio? Aspirano a unirsi al mio ringraziamento, dopo
                  aver udito quanto mi avvicina a te il tuo dono, e a pregare per me, dopo aver udito quanto mi rallenti il
                  mio  peso?  Se  è  così,  a  loro  mi  mostrerò.  Non  è  piccolo  il  frutto,  Signore  Dio  mio,  quando  molti  ti
                  ringraziano per noi, e molti ti pregano per noi. Possa il loro animo fraterno amare in me ciò che tu insegni
                  ad amare, deplorare in me ciò che tu insegni a deplorare. Il loro animo, fraterno, lo potrà fare; non così un
                  animo estraneo, dei figli di un altro, la cui bocca ha detto vanità, la cui mano è mano iniqua. Un animo
                  fraterno,  quando  mi  approva,  gode  per me; quando invece mi disapprova, si contrista per me, poiché,
                  nell’approvazione come nella disapprovazione, sempre mi ama. Se è così, a loro mi mostrerò. Traggano
                  un respiro per i miei beni, un sospiro per i miei mali. I miei beni sono opere tue e doni tuoi, i miei mali
                  colpe mie e condanne tue. Respiri per gli uni, sospiri per gli altri, e inni e pianti salgano al tuo cospetto da
                  questi cuori fraterni, turiboli d’incenso per te; e tu, Signore, deliziato dal profumo del tuo santo tempio,
                  abbi misericordia di me secondo la grandezza della tua misericordia, in grazia del tuo nome. Tu, che non
                  abbandoni mai le tue imprese a metà, completa ciò che è imperfetto in me.

                  4. 6. Questo frutto mi attendo dalle confessioni del mio stato presente e non più del passato. Perciò farò la
                  mia  confessione  non  alla  tua  sola  presenza,  con  segreta  esultanza  e  insieme  apprensione,  con  segreto
                  sconforto e insieme speranza; ma altresì nelle orecchie dei figli degli uomini credenti, partecipi della mia
                  gioia  e  consorti  della  mia  mortalità,  miei  concittadini  e  compagni  di  vita,  alcuni  più  innanzi,  altri  più
                  indietro, altri a pari di me. Sono questi i tuoi servi e i miei fratelli, che volesti fossero tuoi figli e miei
                  padroni, che mi ordinasti di servire, se voglio vivere con te di te. Insufficiente sarebbe stato il precetto se
                  il tuo Verbo me l’avesse dato a parole, quando non me ne avesse dato prima l’esempio con gli atti. Ed
                  eccomi allora ubbidiente con atti e parole, sotto le tue ali, perché troppo grande è il pericolo, se la mia
                  anima non stesse chinata sotto le tue ali e la mia debolezza non ti fosse nota. Io sono un bambinello, ma è
                  sempre vivo il Padre mio, e adatto a me il mio tutore. Infatti la medesima persona è il mio genitore e il
                  mio tutore. Tu, tu solo sei tutti i miei beni, tu, onnipotente, che sei con me anche prima che io sia con te.
                  Se così, mi mostrerò a chi mi ordini di servire, non più quale fui, ma quale sono ormai e sono tuttora. Però
                  io neppure giudico me stesso. Così mi ascoltino anche gli altri.


                  Conoscenza di Dio e dell’uomo

                  5.  7.  Tu,  Signore,  mi  giudichi.  Nessuno  fra  gli  uomini  conosce  le  cose  dell’uomo,  se  non  lo  spirito
                  dell’uomo che è in lui. Vi è tuttavia nell’uomo qualcosa, che neppure lo spirito stesso dell’uomo che è in
                  lui conosce; tu invece, Signore, sai tutto di lui per averlo creato. Anch’io, per quanto mi avvilisca al tuo
                  cospetto, stimandomi terra e cenere, so qualcosa di te, che di me ignoro. Noi ora vediamo certamente
                  attraverso uno specchio in un enigma, non ancora faccia a faccia; quindi, finché pellegrino lontano da te,
                  sono più vicino a me, che a te. Eppure ti so assolutamente inviolabile, mentre non so a quali tentazioni
                  possa io resistere, a quali no. C’è speranza, perché tu sei fedele e non permetti che siamo tentati al di là
                  delle nostre forze, offrendo con la tentazione anche lo scampo, affinché possiamo sostenerla. Confesserò
                  dunque quanto so di me, e anche quanto ignoro di me, perché quanto so di me, lo so per tua illuminazione,
                  e quanto ignoro di me, lo ignoro finché le mie tenebre si mutino quale il mezzodì nel tuo volto.

                  Ricerca di Dio

                  L’oggetto dell’amore verso Dio
                  6.  8.  Ciò  che  sento  in  modo  non  dubbio,  anzi  certo,  Signore,  è  che  ti  amo.  Folgorato  al  cuore  da  te
                  mediante la tua parola, ti amai, e anche il cielo e la terra e tutte le cose in essi contenute, ecco, da ogni
                  parte mi dicono di amarti, come lo dicono senza posa a tutti gli uomini, affinché non abbiano scuse. Più




                  Agostino – Confessioni                                                    pag. 80 di 134
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