Page 127 - Confessioni
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finché aliti il giorno e siano dissipate le ombre. Spera nel Signore”. Fin dal mattino sarò in piedi a
contemplare, sempre lo confesserò. Fin dal mattino sarò in piedi a vedere la salvezza del mio volto, il
mio Dio, che vivificherà anche i nostri corpi mortali grazie allo spirito che abita in noi,
misericordiosamente portato sopra il fiotto tenebroso della nostra intimità. Da lui abbiamo ricevuto in
questo pellegrinaggio il pegno di essere presto luce. Ormai siamo salvati nella speranza e figli della luce
e figli di Dio, non figli della notte e delle tenebre come un tempo. Fra questi e noi tu solo, nella
perdurante incertezza della scienza umana, operi la separazione: poiché vagli i nostri cuori e chiami la
luce giorno e le tenebre notte. Chi ci discerne, se non tu?. Ma cosa abbiamo, che non abbiamo ricevuto
da te? Vasi d’onore, fummo tratti dalla medesima massa, da cui furono tratti anche altri, vasi di spregio.
Il firmamento simbolo della Scrittura (Gn 1. 7)
15. 16. Chi, se non tu, Dio nostro, creò per noi un firmamento di autorità sopra di noi, nella tua Scrittura
divina? Il cielo sarà ripiegato come un libro, e ora si stende su noi come pelle di tenda: l’autorità della tua
divina Scrittura è più sublime da che i mortali per cui ce l’hai comunicata incontrarono la morte della
carne. Tu sai, Signore, tu sai come rivestisti di pelli gli uomini, allorché per colpa del peccato divennero
mortali. Perciò hai disteso come una pelle il firmamento del tuo libro, le tue parole sempre coerenti, che
hai posto sopra di noi con l’ausilio d’uomini mortali. Anche grazie alla loro morte il bastione d’autorità
delle tue parole per loro mezzo annunciate si stende eccelso sopra ogni cosa, che sta più in basso di loro,
mentre non si stendeva così eccelso durante la loro vita quaggiù. Non avevi ancora disteso il cielo come
una pelle: non avevi ancora diffuso in ogni luogo la risonanza della loro morte.
15. 17. Fa’ che vediamo, Signore, i cieli, opera delle tue dita. Schiudi ai nostri occhi il sereno oltre la
foschia in cui li avvolgesti. Là si trova la tua testimonianza, che comunica la sapienza ai piccoli.
Completa, Dio mio, la tua gloria con la bocca degli infanti che ancora succhiano il latte. Davvero non
conosciamo altri libri, che stronchino tanto bene la superbia, tanto bene stronchino il nemico, il difensore
restio a riconciliarsi con te mentre difende i propri peccati. Non conosco, Signore, non conosco altre
espressioni così pure e capaci d’indurmi alla confessione, di ammansire la mia cervice al tuo giogo, di
sollecitare a prestarti un culto disinteressato. Fa’ che le capisca, Padre buono; concedimi questa grazia,
perché mi sono sottomesso a te e tu hai stabilito saldamente quelle parole per le anime sottomesse.
Le acque sopra il firmamento simbolo degli angeli (Gn 1. 7)
15. 18. Esistono, io credo, altre acque sopra questo firmamento, acque immortali e separate dalla
corruzione della terra. Lodino il tuo nome: ti lodino le schiere sopracelesti dei tuoi angeli, che non hanno
bisogno di alzare lo sguardo a questo nostro firmamento, e di leggerla, per conoscere la tua parola. Essi
vedono in continuazione il tuo volto e vi leggono senza sillabe distribuite nel tempo il volere della tua
eterna volontà. Leggono, eleggono e prediligono; leggono perennemente, e ciò che leggono non passa
mai, perché leggono, eleggendo e prediligendo, l’immutabilità stessa del tuo volere, codice che mai si
chiude, libro che mai si ripiega; tu stesso infatti sei il loro libro, e lo sei in eterno; tu li hai stabiliti sopra
questo firmamento stabilito sopra l’instabilità delle genti instabili della terra, affinché queste alzando lo
sguardo conoscano la tua misericordia, che ti annuncia nel tempo, creatore del tempo. Nel cielo, Signore,
è la tua misericordia, e la tua verità fino alle nubi. Passano le nubi, il cielo invece rimane: passano i
predicatori della tua parola da questa vita all’altra vita, la tua Scrittura invece è stesa sopra le genti fino
alla fine dei secoli. Anzi, il cielo e la terra passeranno, ma le tue parole non passeranno. Questa pelle
sarà ripiegata, l’erba su cui si stenderà passerà col suo splendore; la tua parola invece permane
eternamente. Essa ora non ci appare, nell’enigma delle nubi e attraverso lo specchio del cielo, qual è; noi
stessi, benché diletti del tuo Figlio, non appare ancora cosa saremo; egli ci guardò attraverso la rete della
carne, c’infiammò d’amore con le sue carezze, e noi corriamo dietro il suo profumo. Ma quando apparirà,
saremo simili a lui, perché lo vedremo com’è. Vederlo qual è, Signore, è il nostro retaggio, che non è
ancora in nostro possesso.
Anelito alla conoscenza di Dio
16. 19. Come tu solo pienamente sei, così tu solo conosci, tu, che sei immutabilmente e conosci
immutabilmente e vuoi immutabilmente. Il tuo essere conosce e vuole immutabilmente, la tua conoscenza
è e vuole immutabilmente, la tua volontà è e conosce immutabilmente. Ora ai tuoi occhi non sembra
Agostino – Confessioni pag. 125 di 134