Page 125 - Confessioni
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sicurezza  per  farci  tenere  in  alto  il  cuore  verso  di  te,  ove  il  tuo  spirito  è  portato  sopra  le  acque.  E
                  giungeremo al riposo sovrano, quando la nostra anima avrà varcato le acque, che non hanno sostanza.


                  Caduta ed elevazione degli spiriti

                  8. 9. Sprofondò l’angelo, sprofondò l’anima dell’uomo. Così rivelarono le profonde tenebre dell’abisso,
                  ove giacerebbe tutta la creazione spirituale, se non avessi detto fin dall’inizio: “Sia fatta la luce”, e la luce
                  non  fosse  stata  fatta:  se  ogni  spirito  intelligente  della  tua  città  celeste  non  si  fosse  unito  a  te  con
                  l’ubbidienza  e  non  avesse  posato  nel  tuo  spirito,  che  è  portato  immutabilmente  sopra  tutto  ciò  che  è
                  mutabile. Diversamente, lo stesso cielo del cielo sarebbe un abisso tenebroso in se stesso, mentre ora è
                  luce nel Signore. Anche nella miserabile inquietudine degli spiriti che sprofondano e, denudati della veste
                  della  tua  luce,  mostrano  le  proprie  tenebre,  tu  indichi  abbastanza  chiaramente  la  grandezza  cui  hai
                  chiamato la creatura razionale; poiché nulla meno di te stesso, e quindi neppure se stessa le basta per la
                  sua felicità e il suo riposo. Tu infatti, Dio nostro, illuminerai le nostre tenebre. Da te proviene la nostra
                  veste, e le nostre tenebre saranno quale il mezzodì. Dammi te stesso, Dio mio, restituiscimi te stesso. Io ti
                  amo. Se così è poco, fammi amare più forte. Non posso misurare, per sapere quanto manca al mio amore
                  perché basti a spingere la mia vita fra le tue braccia e di là non toglierla finché ripari al riparo del tuo
                  volto. So questo soltanto: che tranne te, per me tutto è male, non solo fuori di me, ma anche in me stesso;
                  e che ogni mia ricchezza, se non è il mio Dio, è povertà.


                  La spinta dell’amore

                  9. 10. Ma il Padre o il Figlio non erano portati sulle acque? Se si pensa a un corpo nello spazio, neppure
                  lo Spirito Santo lo era; se invece alla sovranità immutabile della divinità su ogni cosa mutabile, sia il
                  Padre, sia il Figlio, sia lo Spirito Santo era portato sopra le acque. Perché dunque fu detto soltanto del
                  tuo spirito? Perché fu detto soltanto di lui, come di un luogo ov’era, mentre non è un luogo? Di lui solo fu
                  detto che è dono tuo, il dono ove riposiamo, ove ti godiamo. Il nostro riposo è il nostro luogo. Là ci
                  solleva l’amore, e il tuo spirito buono eleva la nostra bassezza, strappandola alle porte della morte. Nella
                  buona volontà è la nostra pace. Ogni corpo a motivo del suo peso tende al luogo che gli è proprio. Un
                  peso non trascina soltanto al basso, ma al luogo che gli è proprio. Il fuoco tende verso l’alto, la pietra
                  verso il basso, spinti entrambi dal loro peso a cercare il loro luogo. L’olio versato dentro l’acqua s’innalza
                  sopra l’acqua, l’acqua versata sopra l’olio s’immerge sotto l’olio, spinti entrambi dal loro peso a cercare il
                  loro luogo. Fuori dell’ordine regna l’inquietudine, nell’ordine la quiete. Il mio peso è il mio amore; esso
                  mi porta dovunque mi porto. Il tuo Dono ci accende e ci porta verso l’alto. Noi ardiamo e ci muoviamo.
                  Saliamo la salita del cuore cantando il cantico dei gradini. Del tuo fuoco, del tuo buon fuoco ardiamo e ci
                  muoviamo, salendo verso la pace di Gerusalemme. Quale gioia per me udire queste parole: “Andremo
                  alla  casa  del  Signore”!  Là  collocati  dalla  buona  volontà,  nulla  desidereremo,  se  non  di  rimanervi  in
                  eterno.


                  Beatitudine degli angeli

                  10. 11. Beata la creatura che non conobbe stato diverso. Ma pure il suo stato sarebbe diverso, se, appena
                  creata, il tuo Dono, che è portato sopra tutto ciò che è mutevole, non l’avesse immediatamente elevata con
                  quel tuo appello: “Sia fatta la luce”, e non fosse stata fatta la luce. Per noi il tempo in cui fummo tenebre
                  è distinto da quello in cui diveniamo luce; per essa invece fu detto soltanto quale sarebbe stata, se non
                  fosse stata illuminata. La presentazione che ne fa la Scrittura, come dapprima ondeggiante e tenebrosa, dà
                  risalto alla causa che ne produsse il mutamento, per il quale, rivolta al lume inestinguibile, fu luce. Chi lo
                  può, capisca, a te chieda. Perché molesta me, quasi io illumini qualche uomo che viene in questo mondo?


                  Immagine umana della Trinità

                  11. 12. Ma la Trinità onnipotente, chi la comprenderà? Eppure chi non parla di lei, se almeno parla di lei?
                  Raramente l’anima che parla di lei sa di cosa parla. Si discute, ci si batte, ma nessuno, se non ha pace,
                  vede questa visione. Vorrei invitare gli uomini a riflettere su tre cose presenti in se stessi, ben diverse
                  dalla Trinità, ma che indico loro come esercizio, come prova e constatazione che possono fare, di quanto
                  ne siano lontani. Alludo all’esistenza, alla conoscenza e alla volontà umana. Io esisto, so e voglio; esisto




                  Agostino – Confessioni                                                   pag. 123 di 134
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