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tua volontà, essendo una cosa sola con te, senza il minimo mutamento e senza il sorgere in lei di una
                  decisione nuova, abbia creato tutte le cose, come tu non abbia tratto da te una tua immagine quale forma
                  di tutte le cose, a te simile, ma dal nulla una informità dissimile, tale da poter ricevere una forma per la tua
                  somiglianza ritornando in te, l’Uno, nella misura provvida e concessa a ogni cosa secondo la sua specie; e
                  come quindi tutte le cose siano buone assai, tanto se rimangono vicine a te, quanto se, allontanandosi
                  gradatamente nel tempo e nello spazio, operano o subiscono meravigliose vicende. Costoro scorgono tutto
                  ciò e godono nella luce della tua verità per quel poco che possono quaggiù.


                  Altre interpretazioni di: in principio

                  28. 39. Altri invece, considerando le parole: In principio Dio creò, ricuperano quale principio la Sapienza,
                  poiché anche, essa, ci parla; altri, pure considerando le medesime parole, vedono nel principio l’inizio
                  della  creazione  e  interpretano  la  frase:  In principio creò  come se vi si dicesse: “Dapprima  creò”. Tra
                  quanti intendono l’espressione in principio, nel senso che creasti nella Sapienza il cielo e la terra, l’uno
                  crede che cielo e terra siano soltanto nomi dati alla materia creabile del cielo e della terra; altri che siano
                  due entità già formate e distinte; altri che il nome cielo designi un’entità formata e per di più spirituale, il
                  nome terra una materia informe e corporea. Ma neppure quanti riconoscono nei nomi di cielo e terra la
                  materia ancora informe, da cui dovevano formarsi il cielo e la terra, l’intendono poi allo stesso modo. C’è
                  chi pensa che da quella materia si sarebbe sviluppata la creatura intelligente e la sensibile, e chi pensa che
                  se ne sarebbe sviluppata soltanto la massa sensibile e corporea, la quale comprende nel suo grande seno
                  tutti  gli  enti  visibili  e  percettibili.  Così  non  sono  concordi  neppure  quanti  vedono  designate  in  questo
                  passo come cielo e terra le creature già ordinate e distribuite al loro luogo, gli uni pensando al mondo
                  invisibile  e  visibile,  altri  invece  al  solo  mondo  visibile,  dove  osserviamo  il  cielo  luminoso  e  la  terra
                  caliginosa, con le cose in essi esistenti.


                  La priorità della materia

                  29. 40. Ma chi interpreta: In principio creò, semplicemente come un modo per dire: “Dapprima creò”,
                  non ha altra possibilità d’intendere con rigore cielo e terra, se non intendendo la materia del cielo e della
                  terra,  ossia  dell’universo  creato,  intelligente  e  corporeo.  Se  infatti  volesse  vedervi  un  universo  già
                  provveduto di forma, si potrebbe a ragione chiedergli: “Se Dio fece dapprima un tale universo, cosa fece
                  in seguito?”. Oltre l’universalità delle cose non troverà nulla; quindi si sentirà dire, suo malgrado: “Come
                  vi sarebbe un prima senza nulla dopo?”. Se invece dice che prima ci fu la materia informe, poi la formata,
                  non dice un’assurdità, purché riesca a discernere quale ente è primo per l’eternità, quale per il tempo,
                  quale per il valore, quale per l’origine. Per l’eternità, ad esempio, Dio precede le cose; per il tempo il fiore
                  precede  il  frutto;  per  il  valore  il  frutto  precede  il  fiore;  per  l’origine il suono precede il canto. Fra le
                  quattro  citate  precedenze,  la  prima  e  l’ultima  sono  difficilissime  da  capire,  la  seconda  e  la  terza
                  facilissime.  Rara  e  molto  ardua,  Signore,  è  la  visione  contemplativa  della  tua  eternità,  creatrice
                  immutabile di esseri mutabili, da cui deriva la sua priorità. Quale acume d’intelligenza non si richiede poi
                  per  distinguere  senza  troppa  fatica  la  priorità  del  suono  rispetto  al  canto,  essendo  il  canto  un  suono
                  provvisto di forma, e potendo certamente esistere una cosa priva di forma, ma non ricevere forma una
                  cosa inesistente? Così la materia precede ciò che se ne crea, ma non precede perché creatrice, mentre
                  piuttosto è creata, né precede per un intervallo di tempo. Non è vero infatti che noi emettiamo primamente
                  alcuni suoni informi senza canto e posteriormente li colleghiamo o modelliamo in forma di canzone, come
                  lavorando il legno per fabbricare una cassa, o l’argento per un vaso. Qui si hanno materie che precedono
                  anche per il tempo la forma degli oggetti che se ne fanno; nel canto invece è diverso. Quando si canta, si
                  ode il suono del canto. Non esiste prima un suono informe, poi la sua formazione in un canto. Un suono
                  qualsiasi, dopo essere risuonato, svanisce senza lasciare nulla che si possa riprendere per comporlo con
                  arte. Perciò il canto si svolge nel suo suono, e il suo suono è la sua materia. Il suono, appunto, riceve una
                  forma per essere canto, e quindi, come dicevo, la materia del suono precede la forma del canto: non per
                  una  capacità  creativa,  poiché  il  suono  non  è  l’artefice  del  canto  ma  viene  posto  dal  corpo  a  servizio
                  dell’anima del cantore, che ne faccia un canto; e neppure per una precedenza di tempo, poiché il suono
                  viene  emesso  contemporaneamente  al  canto;  né  per  una  precedenza  di  valore,  poiché  il  suono  non  è
                  meglio  del  canto,  essendo  il  canto  non  solo  un  suono,  ma  per  di  più  un  bel  suono;  bensì  per  una
                  precedenza di origine, poiché non il canto riceve forma per essere suono, ma il suono riceve forma per
                  essere canto. Da questo esempio comprenda chi può come la materia dell’universo fu creata dapprima, e
                  chiamata cielo e terra, perché ne furono tratti il cielo e la terra. Non fu creata dapprima nel tempo, poiché





                  Agostino – Confessioni                                                   pag. 119 di 134
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