Page 121 - Confessioni
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tua volontà, essendo una cosa sola con te, senza il minimo mutamento e senza il sorgere in lei di una
decisione nuova, abbia creato tutte le cose, come tu non abbia tratto da te una tua immagine quale forma
di tutte le cose, a te simile, ma dal nulla una informità dissimile, tale da poter ricevere una forma per la tua
somiglianza ritornando in te, l’Uno, nella misura provvida e concessa a ogni cosa secondo la sua specie; e
come quindi tutte le cose siano buone assai, tanto se rimangono vicine a te, quanto se, allontanandosi
gradatamente nel tempo e nello spazio, operano o subiscono meravigliose vicende. Costoro scorgono tutto
ciò e godono nella luce della tua verità per quel poco che possono quaggiù.
Altre interpretazioni di: in principio
28. 39. Altri invece, considerando le parole: In principio Dio creò, ricuperano quale principio la Sapienza,
poiché anche, essa, ci parla; altri, pure considerando le medesime parole, vedono nel principio l’inizio
della creazione e interpretano la frase: In principio creò come se vi si dicesse: “Dapprima creò”. Tra
quanti intendono l’espressione in principio, nel senso che creasti nella Sapienza il cielo e la terra, l’uno
crede che cielo e terra siano soltanto nomi dati alla materia creabile del cielo e della terra; altri che siano
due entità già formate e distinte; altri che il nome cielo designi un’entità formata e per di più spirituale, il
nome terra una materia informe e corporea. Ma neppure quanti riconoscono nei nomi di cielo e terra la
materia ancora informe, da cui dovevano formarsi il cielo e la terra, l’intendono poi allo stesso modo. C’è
chi pensa che da quella materia si sarebbe sviluppata la creatura intelligente e la sensibile, e chi pensa che
se ne sarebbe sviluppata soltanto la massa sensibile e corporea, la quale comprende nel suo grande seno
tutti gli enti visibili e percettibili. Così non sono concordi neppure quanti vedono designate in questo
passo come cielo e terra le creature già ordinate e distribuite al loro luogo, gli uni pensando al mondo
invisibile e visibile, altri invece al solo mondo visibile, dove osserviamo il cielo luminoso e la terra
caliginosa, con le cose in essi esistenti.
La priorità della materia
29. 40. Ma chi interpreta: In principio creò, semplicemente come un modo per dire: “Dapprima creò”,
non ha altra possibilità d’intendere con rigore cielo e terra, se non intendendo la materia del cielo e della
terra, ossia dell’universo creato, intelligente e corporeo. Se infatti volesse vedervi un universo già
provveduto di forma, si potrebbe a ragione chiedergli: “Se Dio fece dapprima un tale universo, cosa fece
in seguito?”. Oltre l’universalità delle cose non troverà nulla; quindi si sentirà dire, suo malgrado: “Come
vi sarebbe un prima senza nulla dopo?”. Se invece dice che prima ci fu la materia informe, poi la formata,
non dice un’assurdità, purché riesca a discernere quale ente è primo per l’eternità, quale per il tempo,
quale per il valore, quale per l’origine. Per l’eternità, ad esempio, Dio precede le cose; per il tempo il fiore
precede il frutto; per il valore il frutto precede il fiore; per l’origine il suono precede il canto. Fra le
quattro citate precedenze, la prima e l’ultima sono difficilissime da capire, la seconda e la terza
facilissime. Rara e molto ardua, Signore, è la visione contemplativa della tua eternità, creatrice
immutabile di esseri mutabili, da cui deriva la sua priorità. Quale acume d’intelligenza non si richiede poi
per distinguere senza troppa fatica la priorità del suono rispetto al canto, essendo il canto un suono
provvisto di forma, e potendo certamente esistere una cosa priva di forma, ma non ricevere forma una
cosa inesistente? Così la materia precede ciò che se ne crea, ma non precede perché creatrice, mentre
piuttosto è creata, né precede per un intervallo di tempo. Non è vero infatti che noi emettiamo primamente
alcuni suoni informi senza canto e posteriormente li colleghiamo o modelliamo in forma di canzone, come
lavorando il legno per fabbricare una cassa, o l’argento per un vaso. Qui si hanno materie che precedono
anche per il tempo la forma degli oggetti che se ne fanno; nel canto invece è diverso. Quando si canta, si
ode il suono del canto. Non esiste prima un suono informe, poi la sua formazione in un canto. Un suono
qualsiasi, dopo essere risuonato, svanisce senza lasciare nulla che si possa riprendere per comporlo con
arte. Perciò il canto si svolge nel suo suono, e il suo suono è la sua materia. Il suono, appunto, riceve una
forma per essere canto, e quindi, come dicevo, la materia del suono precede la forma del canto: non per
una capacità creativa, poiché il suono non è l’artefice del canto ma viene posto dal corpo a servizio
dell’anima del cantore, che ne faccia un canto; e neppure per una precedenza di tempo, poiché il suono
viene emesso contemporaneamente al canto; né per una precedenza di valore, poiché il suono non è
meglio del canto, essendo il canto non solo un suono, ma per di più un bel suono; bensì per una
precedenza di origine, poiché non il canto riceve forma per essere suono, ma il suono riceve forma per
essere canto. Da questo esempio comprenda chi può come la materia dell’universo fu creata dapprima, e
chiamata cielo e terra, perché ne furono tratti il cielo e la terra. Non fu creata dapprima nel tempo, poiché
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