Page 82 - 83 Questioni diverse
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quando abbiamo i racconti degli Evangelisti dai quali sappiamo che egli è nato
dalla Vergine Maria, è stato preso dai Giudei, flagellato, crocifisso, ucciso e
deposto nel sepolcro: tutti avvenimenti che non si possono capire senza il corpo. E
nessuno, per quanto stolto, dirà che si devono prendere in senso figurato, essendo
stati redatti da coloro che hanno narrato i fatti come li ricordavano. Come dunque
questi fatti attestano che egli aveva un corpo, così quei sentimenti mostrano che
egli aveva un’anima: è impossibile provare sentimenti senza l’anima. E tuttavia li
leggiamo nei racconti degli stessi Evangelisti. Gesù si è meravigliato , adirato ,
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rattristato , rallegrato e così via a non finire. Leggiamo inoltre di sentimenti che
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richiedono l’azione congiunta dell’anima e del corpo, come aver avuto fame ,
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aver dormito , essersi seduto stanco del cammino e altri casi del genere. Non
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possono infatti dire che Dio aveva l’anima, anche se nei libri dell’Antico
Testamento si parla di gioia e di ira di Dio e di altri simili sentimenti, e neppure
consegue che si debba crederlo. Quelle espressioni sono state infatti dette secondo
l’immaginazione profetica non secondo l’obiettività storica. Si parla perfino delle
membra di Dio, di mani, piedi, occhi, faccia e così via; e come queste cose non
stanno ad indicare che egli abbia un corpo, così quelle non indicano che abbia
un’anima. Ma come quello che è stato narrato, parlando delle mani, della testa o di
altro di Cristo, indica il suo corpo, così anche quello che, nello stesso genere
narrativo, è stato detto dei sentimenti dell’anima, indica la sua anima. È stolto
credere all’Evangelista quando narra che ha mangiato e non credergli quando dice
che ha avuto fame. Sebbene non consegue che chi mangia abbia fame - leggiamo
infatti che anche l’angelo ha mangiato , ma non che ha avuto fame - e neppure
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che chi ha fame mangi, perché può astenersi o per qualche impegno o per
mancanza di cibo o per impossibilità di nutrirsi; ma quando l’Evangelista tratta di
entrambi i casi , bisogna accettarli tutti e due, perché ha descritto l’uno e l’altro a
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testimonianza di fatti realmente accaduti. Come non si può pensare che egli ha
mangiato senza il corpo, così non poteva avvenire che egli provasse la fame senza
l’anima.
4. Non ci intimorisce neppure quella vana e stupida calunnia con cui, opponendosi
con malizia, dicono: Allora era soggetto alla necessità, se ha veramente provato
questi sentimenti nell’anima. È facile la risposta: Era dunque soggetto alla
necessità, perché è stato preso, flagellato, crocifisso ed è morto! Comprendano una
buona volta, senza ostinazione se vogliono, che egli ha accettato veramente le
passioni dell’anima, vale a dire i sentimenti, per libera decisione, come gli è
piaciuto. Ugualmente ha accettato le passioni del corpo con la stessa disposizione
d’animo, senza alcuna necessità. Come noi non moriamo per libera volontà, così
non nasciamo per libera volontà. Egli invece liberamente, com’era opportuno, ha
mostrato queste due azioni e le ha compiute in tutta verità. Come dunque nessuno,
a titolo di necessità, può allontanare noi e loro dal credere a una realissima
passione, mediante la quale si rivela il suo corpo, così nessuno, allo stesso titolo di
necessità, può distoglierci dal credere all’autenticità dei sentimenti per mezzo dei
quali conosciamo la sua anima. Nessuno deve distoglierli dal consentire alla fede
cattolica, a meno che non li trattenga la mortale vergogna di dover cambiare una