Page 6 - Sulla vita cenobitica o comune
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sarà sottratto alla nostra comunione.
                  Guarda,  anima  mia,  osserva  come  la  conoscenza  della  carità  che  ti  viene
                  dall’esperienza ti mostri sulla natura di Dio le stesse cose che Dio rivela di sé
                  grazie  al  dono  della  fede.  Tu  avresti  potuto,  o  anima,  se  non  fossi  del  tutto
                  ottenebrata  dal  peccato,  conoscere  Dio  intimamente  nella  tua  stessa  natura
                  come  nella  sua  immagine.  Ma  ora  sei  quasi  cieca,  e  così  non  sei  capace  di
                  riconoscere in te o attraverso di te né Dio né te stessa. Come .mai dunque non
                  sono  io  cieco?  Lo  confesso:  per  quanto  sta  in  me  io  su  questo  sono  cieco;  è
                  veramente la mia voce quella che dice: «La forza mi abbandona, si spegne la
                  luce dei miei occhi ed essa non è con me». E poiché ho cominciato, continuerò a
                  parlarti, anima mia. Io credo che tu desideri vedere Dio e andare in Dio; ma hai
                  bisogno di una guida, poiché sei cieca. Se segui la via per la quale ti guida la
                  fede non sbaglierai: nella luce della fede potrai fin d’ora vedere Dio. Ma forse
                  che Dio lo si vede solo nella fede, e non nella carità? No, lo si vede anche nella
                  carità, soprattutto nella carità. La carità è un comando limpido, che dà luce agli
                  occhi. In noi nulla è più simile all’amore che è Dio di quell’amore che è in noi da
                  Dio. Grazie ad esso l’immagine di Dio è ristabilita in noi; grazie ad esso Dio si fa
                  vedere e sentire in noi molto più di quanto si faccia conoscere nella sola fede. Se
                  le perfezioni invisibili di Dio possono essere contemplate con l’intelletto nelle
                  opere da lui compiute in noi, se ci è possibile capire la grandezza della natura di
                  Dio dalla sua grazia, se ci è dato di conoscere a partire dal dono l’autore di ogni
                  dono,  non  vi  è  alcun  dubbio:  l’amore  della  comunione  e  la  comunione
                  dell’amore si accordano pienamente con la natura divina. Sì: Colui la cui natura
                  è amore e benevolenza, naturalmente ama e vuol essere amato. E nella stessa
                  misura in cui ama vuol essere amato: non sopporta che a colui dal quale vuol
                  essere amato quanto merita di esserlo manchi una piena comunione con la sua
                  beatitudine:  la  comunione  dell’amore  sarebbe  inferiore  all’amore  della
                  comunione.


                                         III. LA COMUNIONE TRINITARIA

                  Grande è l’amore del Padre! Quella vita che ha in se stesso, ha dato al Figlio di
                  averla in se stesso. Così il Figlio, uguale al Padre, è una sola vita con il Padre,
                  compartecipe  della  sua  gloria  nella  pienezza  della  gloria  eterna  e
                  dell’indivisibile potenza. L’amore infatti non conosce la beatitudine se nessuno
                  vi  partecipa.  Senza  comunione  esso  non  esiste.  Ma  quando  conosce  la
                  beatitudine  esso  è  la  vita  beata  stessa,  e  la  vita  beata  è  la  beatitudine,  quella
                  beatitudine  che  è  il  bene  supremo.  Il  bene  supremo  è  naturalmente  in
                  comunione: poiché ogni bene, per il solo fatto che è bene, è bisognoso di lode. E
                  se è bene ed è in comunione ha in sé una doppia gloria, quella della bontà e
                  quella  della  comunione;  il  massimo  della  bontà  del  bene,  anzi,  è  proprio  la
                  comunione. È per questo che il Sommo Bene non può esser privato della lode
                  che gli viene dalla comunione: non sarebbe più il Sommo Bene se gli mancasse
                  una simile potenza di lode, una lode tanto possente. Il Sommo Bene è il bene
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