Page 4 - Sulla vita cenobitica o comune
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Se poi sembra poco, a lode della vita comune, il fatto che sia giunta a noi dagli
apostoli e a questi sia giunta dagli angeli di Dio, si può ancora aggiungere
qualcosa che va al di là di ogni lode: ed è che la vita comune sgorga dalla
sorgente stessa della vita. Parlo di quella sorgente di cui è scritto: «È in te la
sorgente della vita, alla tua luce vediamo la luce». La vita comune è come un
irraggiamento dell’eterna luce, un’emanazione della vita eterna; è come una
derivazione di quella sorgente perenne da cui sgorgano le acque vive
zampillanti per la vita eterna.
I. DIO È COMUNIONE
Dio è vita, la santa e indivisibile Trinità è un’unica vita. Non c’è una vita che è il
Padre, una che è il Figlio e una che è lo Spirito santo, ma questi tre sono una
sola vita. Così come una sola è la loro essenza comune e la loro natura comune,
allo stesso modo una sola è la loro vita comune. Dio non vive nel singolare, non
è solitario; Dio è trino e uno. La vita di Dio non è sottratta alla comunione,
poiché per le tre persone una sola è la vita, identica e indivisibile. Qualcuno
forse, senza per nulla attentare alla fede, potrebbe concepire l’essenza e la
potenza di Dio entro la categoria del singolare, come pure la sua sapienza. È
infatti talmente elevata e sovraeminente che nulla può esserle paragonato: per
questo, benché sia in comunione, la si pensa forse come qualcosa di singolare
vissuto in un rapporto di comunione, e quindi come qualcosa che rimane nella
singolarità. Non è lecito dubitare, a causa dell’ambiguità del termine, di ciò che
è sicuro: e risulta con assoluta certezza che la vita di Dio non si svolge nella
singolarità nel senso che sia sottratta alla comunione. Sta scritto infatti: «Come il
Padre ha la vita in se stesso, così ha dato al Figlio di avere la vita in se stesso».
Non era possibile per Dio essere solitario; non si accordava con la sua
grandezza non avere chi fosse partecipe della sua gloria e della sua beatitudine.
La fede autentica dei santi padri professa, asserisce e attesta che Dio è trino e
uno, non solitario; e la nostra stessa ragione si leva, a ben vedere, in difesa di
questa fede.
Perché Dio, che abita una luce inaccessibile, non ha voluto essere totalmente
ignorato: se fosse stato ignorato non sarebbe stato amato. Per questo risplende
nei nostri cuori con un po’ della sua luce, appena un barlume: e ci si svela, ci
manifesta la sua natura proprio in quell’aspetto in cui più ci serve conoscerla
perché possiamo poi accettare di amarla con tutto il cuore, con tutta l’anima e
con tutta la forza, secondo il grado di conoscenza che ci è stato concesso. Dio è
amore, e come dice l’apostolo il suo amore è stato riversato nei nostri cuori per
mezzo dello Spirito santo che ci è stato dato. Questo amore, che per grazia è
dentro di noi, in qualche modo ci rimanda a quel grandissimo incomprensibile
amore che è Dio. Amore, benevolenza: ecco la natura di Dio. Ed ecco a sua volta
la natura dell’amore, quale noi possiamo percepirla nel più profondo di noi
stessi grazie a una certa sensibilità misteriosa che è frutto dell’amore stesso:
amare e voler essere amato. Perché come il fuoco non può non ardere, così