Page 6 - La Gerarchia Celeste
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II. Chiunque ammira le sacre immaginazioni con le quali si raffigurano
                  quelle  pure  sostanze  che  non  abbiamo  né  viste  né  conosciute,  deve
                  rammentarsi che il loro grossolano disegno non assomiglia all'originale, e
                  che  tutte  le  qualità  attribuite  agli  Angeli,  non  sono,  per  così  dire,  che
                  immaginarie.

                  D'altra parte c'é chi vuole che la teologia, quando attribuisce un corpo alle
                  cose  che  ne  sono  prive,  rispetti  almeno  la  loro  nobiltà  naturale,  e  le

                  rappresenti  con  la  forma  più  pura  e  più  spiritualizzata,  invece  di
                  applicare  le  più  ignobili  qualità  del  molteplice  alle  sostanze  semplici  e
                  spirituali.

                  In tal guisa, essi dicono, il nostro pensiero imparerebbe ad elevarsi, e le
                  verità  sublimi  non  avrebbero  sfigurate  da  comparazioni  sconvenienti  :
                  fare  altrimenti,  aggiungono,  è  lo  stesso  che  volere  oltraggiare  le  virtù
                  celesti e traviare il nostro intelletto col fermarlo in simboli profani. Poiché
                  può darsi che la nostra mente s'immagini che il cielo tremi sotto il passo
                  dei leoni o dei cavalli, o risuoni d'inni muggenti, o che si veda una intera
                  repubblica  d'uccelli  e  d'altri  animali,  od  oggetti  comunque  puramente
                  materiali, e tutti, insomma, più o meno stupidi e pieni di varie passioni,
                  dei  quali  il  sacro  testo  ricorda  la  inopportuna  idea,  stabilendo  una

                  enigmatica  rassomiglianza  là  dove  non  esiste  affatto  alcuna
                  rassomiglianza  reale.  A  ciò  io  rispondo  che  ogni  studioso  della  verità
                  scoprirà  agevolmente  la  saggezza  dei  santi  oracoli  in  questa
                  rappresentazione  delle  intelligenze  celesti,  e  che  fu  provveduto
                  opportunamente  affinché  le  virtù  divine  non  fossero  indegnamente
                  abbassate, né il nostro intelletto fosse troppo immerso in basse e terrestri
                  immaginazioni. Del resto se rivestiamo di corpo e di forma ciò che non ha
                  ne  corpo  né  forma,  non  é  soltanto  perché  noi  non  possiamo  avere
                  l'intuizione  diretta  delle  cose  spirituali,  ed  abbiamo  perciò  bisogno  di
                  ricorrere  ad  un  simbolismo  adattato  alla  nostra  pochezza,  il  cui
                  linguaggio  sensibile  ci  inizi  alla  conoscenza  d'un  mondo  superiore,  ma
                  anche  perché  é  cosa  buona  e  pia  che  le  sacre  carte  nascondono  sotto  il
                  mistero  di  ineffabili  enigmi  e  sottraggano  al  volgo  la  misteriosa  e
                  venerabile  natura  degli  spiriti  beati.  Poiché  non  ognuno  é  santo,  e  la
                  scienza non é per tutti, dicono le Scritture (Lettera ai Corinzi 1, 8, 7). Se
                  dunque  qualcuno  riprova  quei  simboli  imperfetti,  dicendo  che  é
                  sconveniente presentare in tal modo le bellezze sante ed essenzialmente
                  pure sotto disprezzabili apparenze, noi faremo semplicemente osservare
                  che tale insegnamento si fa in due modi.
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