Page 40 - L'unione con Dio
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(17) Bisogna comprenderlo nel senso che Dio è il principio e il fine
                  supremo di tutte le attività create.

                         (18) L’immagine perfetta di Dio nell’uomo non consiste soltanto nel
                  possedere delle facoltà per le quali l’uomo gli rassomiglia, ma anche nel
                  compiere per mezzo della fede e della carità, per quanto si può, degli atti
                  simili  a  quelli  che  Dio  compie,  conoscendolo  come  egli  si  conosce  ed
                  amandolo come egli si ama.
                         (19) Gli scolastici chiamano “forma” ciò che dà l’essere accidentale
                  o sostanziale al composto. Dio è la forma accidentale dell’anima, perché
                  deve imprimere nella attività di essa qualcosa della sua propria attività
                  per mezzo della grazia santificante. Inoltre si può dire che Dio è la forma
                  dell’anima  anche  nel  senso  che  l’anima,  per  la  ordinaria  provvidenza,
                  deve partecipare all’essere di Dio per mezzo della grazia santificante, che
                  è una partecipazione reale, sebbene creata, della natura divina.

                         (20) Bisogna evitare queste cose in tanto e in quanto ci allontanano
                  da Dio. Ma esse possono anche avvicinarci a lui, quando si percepiscono
                  in Dio e per Iddio.

                         (21) Soltanto con l’intelligenza e la volontà vi si arriva formalmente,
                  sebbene sia presupposto l’uso delle facoltà sensibili.

                         (22) Le facoltà sensibili servono spesso per tendere a Dio, quando la
                  loro attività si limita ad essere il mezzo, ma sono un ostacolo quando la
                  loro attività è il fine.

                         (23)  Questa  dottrina  è  la  traduzione  cristiana  dell’assioma
                  formulato dal filosofo: “Homo sedendo fit sapiens”: nella calma l’uomo
                  acquista la saggezza.
                         (24) Questo è necessario specialmente per i religiosi.

                         (25)  Si  deve  comprendere  questa  parola  nel  senso  che  la  Santa
                  Scrittura,  presupposta  sempre  come  base,  non  ci  dà  di  Dio  che  una
                  conoscenza oggettiva, mentre lo Spirito  Santo ce  ne dà  una  conoscenza
                  sperimentale.

                         (26)  Dio  si  conosce  e  si  ama  in  se  stesso  per  sua  natura,  e  noi  lo
                  conosciamo ed amiamo in se stesso per la sua grazia.

                         (27) Ciò che è notevolissimo nella dottrina di questo libro è che essa
                  esige  dapprima  la  perfezione  dell’anima  e  delle  facoltà,  dalla  quale
                  deriverà  quella  degli  atti.  Gli  autori  più  moderni,  da  casisti  esclusivi,
                  quasi  non  parlano  d’altro  che  della  perfezione  degli  atti:  il  che  è  meno
                  logico e meno profondo.




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