Page 44 - L'unione con Dio
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(62) 1 Tm. 1, 5.
(63) Dio non può amarsi e non saprebbe amare le creature che per
se stesso; se abbiamo in noi questo amore, saremo in certo qual modo uno
stesso spirito con lui.
(64) Tutta questa dottrina si basa sulla definizione della preghiera
che è essenzialmente “una elevazione dell’anima verso Dio “.
(65) l Ts. 5, 17.
(66) l Tm. 2, 8.
(67) Tale remissione è possibile quanto alla colpa per i peccati
veniali, quanto alla pena per tutti i peccati.
(68) Sal. 9, 24.
(69) Is. 3, 12.
(70) Lc. 6, 26.
(71) S. Tommaso spiega così la possibilità e la giustezza di questo
sentimento: “Si può senza menzogna credersi e dichiararsi più abietti
degli altri, a causa dei difetti segreti che si riconoscono in sé e ai doni di
Dio che si nascondono negli altri. S. Agostino dice nel suo libro De
Virginit., cap. LI: “Ritenete sempre gli altri migliori di voi nel fondo della
loro anima, sebbene esteriormente voi sembriate migliori di essi”. Così si
può, senza mentire, dirsi e credersi inutili a tutto e indegni, tenuto conto
delle proprie forze. L’Apostolo diceva (2 Cr. 3): “Noi siamo incapaci di
pensare alcunché esclusivamente da noi stessi: la nostra capacità viene da
Dio” (Som. 2. 2.ae, q. 161, a. 6, 1). Non è giusto che vi sia una differenza
fra il colpevole e l’innocente quanto alla pena e alla riparazione, se vi fu
tanta differenza nella colpa e nella prevaricazione? Dovrebbe forse
l’iniquità essere più libera dell’innocenza? Trattiamo dunque tutte le cose
con disdegno e disprezzo, allontaniamoci, separiamoci da esse per potere
con tutta sincerità gettare le basi della penitenza e della riparazione.
(72) l Pt. 5, 7.
(73) Sal. 54, 8.
(74) Ee. 12, 11-12.
(75) Mt. 6, 31.
(76) Dt. 11, 24.
(77) Cf. Serm. I in Perito
(78) Mc. 11, 24
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