Page 39 - L'unione con Dio
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NOTE
(1) Alberto Magno qui parla specialmente della perfezione dei
monaci, sebbene la sua dottrina valga anche per la perfezione cristiana in
generale. Egli scrisse questo piccolo trattato verso la fine della sua lunga
vita, chiusa si all’età di 87 anni.
(2) E’ il dovere che s’impone a tutti i cristiani. I religiosi
s’impongono come dovere ciò che in se stesso non è che un consiglio. Essi
sono tenuti alla pratica dei consigli.
(3) I voti hanno come fine immediato l’allontanamento degli
ostacoli alla perfezione, ma non costituiscono la perfezione. E’ la carità
che costituisce la perfezione. Alberto Magno non parla che d’un voto,
perché allora le formule di professione religiosa non parlavano che del
voto di obbedienza che suppone tuttavia gli altri due voti di castità e di
povertà.
(4) Gv. 4, 23.
(5) Mt. 6, 6.
(6) Quando Alberto Magno e gli altri mistici affermano che non
bisogna curarsi delle creature, intendono dire che non bisogna curarsene
per se stesse, ma non che non si debba occuparsene in un modo o
nell’altro per amore di Dio. Il nostro Dottore d’altronde spiegherà meglio
il suo pensiero in seguito.
(7) 1 Pt. 5, 7.
(8) Fil. 4, 6.
(9) Sal. 55, 23.
(10) Sal. 92, 5.
(11) Sal. 16, 8.
(12) Cn. 3, 4.
(13) Sap. 7, 11.
(14) Mt. 16, 26.
(15) Lc. 17, 21.
(16) Alberto Magno suppone qui che la preoccupazione di Dio e
quella delle creature siano parallele, il che sarebbe un difetto; e non
subordinate, il che non è un difetto ma una virtù.
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