Page 8 - Gli otto spiriti malvagi
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che è prigioniero delle passioni. In assenza di altre passioni la tristezza non ha forza
come non ne ha un legame se manca chi lega. Colui che è avvinto dalla tristezza è vinto
dalle passioni e come prova della sconfitta viene addotto il legame. Infatti la tristezza
deriva dall’insuccesso del desiderio carnale poiché il desiderio è congiunto a tutte le
passioni. Chi vincerà il desiderio vincerà le passioni e il vincitore delle passioni non
sarà sottomesso dalla tristezza. Il temperante non è rattristato dalla penuria di cibo, né il
saggio quando raggiunge una folle dissolutezza, né il mansueto che tralascia la vendetta,
né l’umile se è privato dell’onore degli uomini, né il generoso quando incorre in una
perdita finanziaria: essi evitarono con forza, infatti, il desiderio di queste cose: come
infatti colui che è ben corazzato respinge i colpi, così l’uomo privo di passioni non è
ferito dalla tristezza.
Capitolo 12
Lo scudo è la sicurezza del soldato e le mura lo sono della città: più sicura di entrambi è
per il monaco l’ap theia. E infatti spesso una freccia scagliata da un forte braccio
trapassa lo scudo e la moltitudine dei nemici abbatte le mura mentre la tristezza non può
prevalere sull’ap theia. Colui che domina le passioni signoreggerà sulla tristezza, mentre
chi è vinto dal piacere non sfuggirà ai suoi legami. Colui che si rattrista facilmente e
simula un’assenza di passioni è come l’ammalato che finge di essere sano; come la
malattia si rivela dall’incarnato, la presenza di una passione è dimostrata dalla tristezza.
Colui che ama il mondo sarà molto afflitto mentre coloro che disprezzano ciò che vi è in
esso saranno allietati per sempre. L’avaro, ricevuto un danno, sarà atrocemente
rattristato, mentre colui che disprezza le ricchezze sarà sempre indenne dalla tristezza.
Chi brama la gloria, al sopraggiungere del disonore, sarà addolorato, mentre l’umile lo
accoglierà come un compagno. La fornace purifica l’argento di bassa lega e la tristezza
di fronte a Dio il cuore preda dell’errore; la continua fusione impoverisce il piombo e la
tristezza per le cose del mondo sminuisce l’intelletto. La caligine indebolisce la forza
degli occhi e la tristezza inebetisce la mente dedita alla contemplazione; la luce del sole
non raggiunge gli abissi marini e la visione della luce non rischiara un cuore rattristato;
dolce è per tutti gli uomini il sorgere del sole, ma anche di questo si dispiace l’anima
triste; l’ittero toglie il senso del gusto come la tristezza che sottrae all’anima la capacità
di percepire. Ma colui che disprezza i piaceri del mondo non sarà turbato dai cattivi
pensieri della tristezza.
Capitolo 13
L’acedia
L’acedia è una debolezza dell’anima che insorge quando non si vive secondo natura né
si fronteggia nobilmente la tentazione. Infatti la tentazione è per un’anima nobile ciò
che è il cibo per un corpo vigoroso. Il vento del nord nutre i germogli e le tentazioni
consolidano la fermezza dell’anima. La nube povera d’acqua è allontanata dal vento
come la mente che non ha perseveranza dallo spirito dell’acedia. La rugiada primaverile
accresce il frutto del campo e la parola spirituale esalta la fermezza dell’anima. Il flusso
dell’acedia caccia il monaco dalla propria dimora, mentre colui che è perseverante se ne
sta sempre tranquillo. L’acedioso adduce quale pretesto la visita degli ammalati, cosa
che garantisce il proprio scopo. Il monaco acedioso è rapido a svolgere il suo ufficio e
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