Page 3 - Gli otto spiriti malvagi
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Evagrio Pontico

                                            ANTIRRHETIKOS


                                             GLI OTTO SPIRITI MALVAGI





                  Capitolo 1

                  La gola

                  L’origine del frutto è il fiore e l’origine della vita attiva è la temperanza; chi domina il
                  proprio stomaco fa diminuire le passioni, al contrario chi è soggiogato dai cibi accresce
                  i piaceri. Come Amalec è l’origine dei popoli così la gola lo è delle passioni. Come la
                  legna è alimento del fuoco così i cibi sono alimento dello stomaco. Molta legna anima
                  una grande fiamma e un’abbondanza di cibarie nutre la cupidigia. La fiamma si estingue
                  quando viene meno la legna e la penuria di cibo spegne la cupidigia. Colui che ha potere
                  sulla mascella sbaraglia gli stranieri e scioglie facilmente i vincoli delle proprie mani.
                  Dalla mascella gettata via sgorga una fonte d’acqua e la liberazione dalla gola genera la
                  pratica della contemplazione. Il palo della tenda, irrompendo, uccise la mascella nemica
                  ed  il  lògos  della  temperanza  uccide  la  passione.  Il  desiderio  di  cibo  genera
                  disobbedienza e una dilettosa degustazione caccia dal paradiso. Saziano la strozza i cibi
                  fastosi  e  nutrono  l’insonne  verme  dell’intemperanza.  Un  ventre  indigente  prepara  ad
                  una preghiera vigile, al contrario un ventre ben pieno invita ad un lungo sonno. Una
                  mente sobria si raggiunge con una dieta molto scarna, mentre una vita piena di mollezze
                  tuffa la mente nell’abisso. La preghiera del digiunatore è come il pulcino che vola più
                  alto dell’aquila mentre quella del crapulone è avvolta nelle tenebre. La nube nasconde i
                  raggi del sole e la grassa digestione dei cibi offusca la mente.

                  Capitolo 2

                  Uno  specchio  sporco  non  riflette  distintamente  la  forma  che  gli  si  pone  di  fronte  e
                  l’intelletto, ottuso dalla sazietà, non accoglie la conoscenza di Dio. Una terra incolta
                  genera spine e da una mente corrotta dalla gola germogliano cattivi pensieri. Come il
                  brago non può emanare fragranza neppure nel goloso sentiamo il soave profumo della
                  contemplazione. L’occhio del goloso scruta con curiosità i banchetti, mentre lo sguardo
                  del temperante osserva i simposi dei saggi. L’anima del goloso enumera i ricordi dei
                  martiri,  mentre  quella  del  temperante  imita  il  loro  esempio.  Il  soldato  vigliacco
                  rabbrividisce al suono della tromba che preannuncia la battaglia, ugualmente trema il
                  goloso di fronte ai proclami di temperanza. Il monaco goloso, sottomesso a sferzate dal
                  proprio stomaco, esige il  suo tributo giornaliero.  Il  viandante che cammina di  buona
                  lena raggiungerà presto la città e il monaco temperante arriverà presto ad uno stato di
                  pace;  il  viandante  lento  si  fermerà  solo,  all’aperto,  ed  il  monaco  ghiottone  non
                  raggiungerà la casa dell’apàtheia. L’umido vapore del suffumigio profuma l’aria, come



                  Evagrio Pontico - Antirrhetikos                                                  1 di 9
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