Page 39 - 83 Questioni diverse
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60. - QUANTO AL GIORNO E ALL’ORA NESSUNO LO SA,
                                   NEANCHE GLI ANGELI DEL CIELO E NEPPURE IL FIGLIO,
                                                   MA SOLO IL PADRE
                                                                     109

                  Come si dice che Dio sa anche quando cerca di sapere - sta scritto infatti: Il Signore
                  vostro Dio vi mette alla prova per sapere se lo amate   -, così questa frase non vuol dire
                                                                   110
                  che il Signore non sa; ma perché gli uomini sappiano quanto siano progrediti
                  nell’amore  di  Dio.  Il  che  non  si  conosce  pienamente  se  non  nelle  prove  che
                  capitano. E la stessa espressione: mette alla prova sta al posto di: permette che siate
                  provati. Allo stesso modo quando si dice che non sa, significa o che disapprova,
                  cioè non lo riconosce nei suoi precetti e insegnamenti, come sta scritto: Non vi
                  conosco  ; o che ritiene utile ignorare ciò che è inutile sapere. Pertanto l’esatta
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                  interpretazione delle parole: Solo il Padre sa? vuol dire che lo fa sapere al Figlio; e
                  neppure il Figlio sa, vuol dire che lascia gli uomini nell’ignoranza, perché non giova
                  loro sapere ciò che è inutile.

                                         61. - SUL BRANO EVANGELICO CHE NARRA
                             DELLA FOLLA SFAMATA DAL SIGNORE SUL MONTE CON CINQUE PANI

                  1.  I  cinque  pani  di  orzo,  con  i quali il Signore  ha sfamato la folla sul monte,
                  significano la legge antica, sia perché è stata data ad uomini non ancora spirituali
                  ma ancora carnali, schiavi cioè dei cinque sensi del corpo - la stessa folla era inoltre
                  di cinquemila uomini   -, sia perché la stessa legge era stata promulgata per mezzo
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                  di Mosè; Mosè ha scritto infatti cinque libri. I pani poi erano di orzo: e questo può a
                  ragione indicare o la stessa legge, che era stata data in modo che l’alimento vitale
                  fosse rivestito da misteriosi segni materiali - infatti il grano d’orzo è ricoperto di
                  pula assai consistente -, o lo stesso popolo non ancora liberato dai desideri carnali
                  che, come pula, aderivano al suo cuore. Cioè non era ancora circonciso di cuore:
                  nonostante  la  prova  della  tribolazione  durante  la  marcia  di  quarant’anni  nel
                  deserto non aveva deposto, schiarita la mente, i veli carnali, come neppure l’orzo
                  viene  liberato dall’involucro della pula con la trebbiatura dell’aia. Conveniva
                  pertanto dare tale legge a quel popolo.

                  2. I due pesci poi, che davano al pane un sapore gradevole, sembrano indicare le
                  due autorità, la regale cioè e la sacerdotale, alle quali apparteneva anche la famosa
                  unzione sacra, che governavano quel popolo, il quale ne accettava la guida delle
                  riunioni. Era loro dovere non lasciarsi mai abbattere e corrompere dai tumulti e
                  dalle agitazioni popolari; sedare frequentemente le violente contestazioni della
                  folla, simili a onde minacciose, e talvolta accondiscendere loro, mantenendo la
                  propria integrità: nel governo turbinoso del popolo si trovavano come pesci nel
                  mare in tempesta. Tuttavia queste due autorità prefiguravano nostro Signore,
                  perché egli da solo ha esercitato i due poteri e li ha perfettamente attuati, non in
                  senso figurato. Infatti il Signore Gesù Cristo è anche nostro re: ci ha mostrato con
                  l’esempio come lottare e vincere portando nella carne mortale i nostri peccati,
                  senza  cedere  mai  agli  assalti  seducenti  e  intimidatori  dell’avversario,  che
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