Page 5 - Sermone sul Cantico dei cantici (II)
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5. Tuttavia, poiché secondo la sentenza del Saggio le mosche che stanno per morire
rovinano questo soave unguento (Eccl 10,1) e la natura una volta perso non ha in sé
il modo di ripararlo, sente di cadere in quella lamentevole situazione che la
Scrittura giustamente descrive tosi: L’istinto del cuore umano è incline al male fin
dalla adolescenza (Gen 8,21). Non è una buona adolescenza quella in cui il figlio
più giovane chiede che gli venga data la sua porzione della paterna eredità, e
comincia a volere che gli sia diviso quello che più dolcemente si possiede in
comune, e a voler avere da solo quello che non diminuisce facendone parte agli
altri; dividendolo invece, si perde. Infatti: Dissipò tutti i suoi beni, vivendo da
dissoluto con le meretrici (Lc 15, 13). Chi sono queste meretrici? Vedi se non siano
quelle stesse che rovinano il soave unguento, cioè le concupiscenze carnali,
delle quali la Scrittura, ammonendoti molto salutarmente ti dice: Non andare
dietro le tue concupiscenze (Eccli 18,30). E il Saggio dice di esse che stanno per
morire: Il mondo passa con le sue concupiscenze (1 Gv 2,17). Quando dunque noi
vogliamo singolarmente soddisfarle, ci priviamo della singolare soavità del
bene sociale e comune. Queste sono davvero quelle mosche schifose e noiose
che deturpano in noi la grazia della natura, lacerando la mente con affanni e
sollecitudini, e rovinando la soavità della grazia sociale. Perciò quell’uomo
viene chiamato il più giovane, perché la sua natura, depravata dalla lubricità di
una insensata adolescenza ha perso ogni sentimento di virile maturità e di
sapienza, e venuta nei guai con animo inaridito disprezza tutti all’infuori di sé,
divenuta priva di affezione.
IV. 6. Dunque, dall’inizio di una tale pessima e miserrima adolescenza, i sensi
dell’uomo e i suoi pensieri sono inclini al male, e anche la natura è più pronta
all’indignazione che alla compassione. Di qui l’uomo, quasi del tutto spoglio
della sua umanità, mentre nel bisogno desidera che gli altri uomini gli vengano
incontro con sentimenti umani, non vuole agire così con quelli che sono nello
stesso bisogno, ma piuttosto giudica, disprezza, deride gli uomini, lui che è
uomo, lui peccatore tratta male quelli che peccano, non considerando se stesso,
come soggetto anch’egli a sbagliare. Da questo male la natura è incapace di
risorgere da sé, come ho detto, né potrà recuperare l’olio della connaturale
mansuetudine una volta perduto. Tuttavia quello che non può la natura lo può
la grazia. Dunque, l’unzione dello Spirito avendo pietà di quest’uomo, si
degnerà di irrorarlo nuovamente con la sua benignità, e questi subito ritornerà
uomo, anzi, riceverà qualche cosa di meglio della grazia che ha dalla natura.
Nella fede e nella mansuetudine lo fece santo, (Eccli 45,4) e gli darà non olio, ma
balsamo delle vigne di Engaddi.
7. Non vi è dubbio che dalla fonte del capretto fluiscono i carismi migliori, e
tinti da essi, i capretti si mutano in agnelli, e fanno passare i peccatori dalla
sinistra alla destra, una volta che sono stati abbondantemente unti dell’unzione
della misericordia, in modo che dove abbondò il peccato, sovrabbondi la grazia.
Non ti sembra che sia in certo modo ritornato uomo quest’uomo che avendo
deposta la selvatichezza di un animo secolare, e avendo recuperato con una