Page 6 - Scala Clautralium
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cielo, profumato di delicatissimi unguenti. Viene a ricreare l’anima affaticata, a
rianimare quella affamata, a saziare quella inaridita; viene a farle dimenticare le cose
della terra, mirabilmente vivificandola mediante la mortificazione nell’oblio di se stessa
e rendendola sobria mediante l’ebbrezza. Avviene che in certi atti carnali l’anima sia
vinta dalla brama della carne fino a perdere del tutto l’uso della ragione, per cui l’uomo
diviene quasi esclusivamente carnale; nello stesso modo ma in un movimento contrario,
in questa altissima contemplazione i moti carnali vengono dall’anima superati e
assorbiti al punto che in nulla la carne contraddice più allo spirito, per cui l’uomo
diviene quasi esclusivamente spirituale.
8. Ma come potremo riconoscere, Signore, quando fai queste cose, e quale sarà il segno
della tua venuta (Mt 24,3)? I messaggeri, i testimoni di questa consolazione e di questa
letizia sono forse i sospiri e le lacrime? Se è così, è una ben curiosa contraddizione in
termini, e straordinario ne è il significato. Come possono accordarsi la consolazione e i
sospiri, la letizia e le lacrime? Ma forse non è neppur giusto parlare di lacrime: è
piuttosto un’incontenibile sovrabbondanza di rugiada interiore, effusa dall’alto quasi in
segno di abluzione interiore e per la purificazione dell’uomo esteriore. Nel battesimo dei
fanciulli con l’abluzione esteriore viene figurata e significata l’abluzione dell’uomo
interiore; qui, nello stesso modo ma in un movimento contrario, da un’abluzione
interiore deve procedere la purificazione esteriore.
Veramente portatrici di vita quelle lacrime con cui vengono purificate le macchie
interiori, con cui vengono spenti gli incendi dei peccati! Beati voi che in tal modo
piangete, perché riderete (Lc 6,21; Mt 5,5). In queste lacrime, o anima, riconosci il tuo
Sposo, abbraccia l’oggetto del tuo desiderio, inebriati al torrente delle delizie, succhia
miele e latte al seno delle consolazioni (Sal 36,9; Is 66,11). Sono questi i meravigliosi
piccoli doni e i conforti che il tuo Sposo ti porge e ti affida: i gemiti e le lacrime. Egli ti
offre una bevanda di lacrime in abbondanza: queste lacrime siano il tuo pane giorno e
notte, pane che sostiene il cuore dell’uomo, più dolce del miele e di un favo stillante
(Sal 80,6; Sal 42,4; Sal 104,15; Sal 19,11). Signore Gesù, se tanto dolci sono le lacrime
destate dalla memoria e dal desiderio di te, quanto dolce sarà la gioia racchiusa nella
chiara visione di te? Se tanto dolce è piangere per te, quanto dolce sarà gioire di te?
Ma perché mai divulghiamo davanti a tutti dei colloqui tanto segreti? Perché cerchiamo
di esprimere con banali parole degli slanci inenarrabili? Sono cose troppo grandi, che
non può capire chi non le ha sperimentate: le leggerà più chiaramente nel libro
dell’esperienza ove la stessa unzione insegnerà (1Gv 2,27). Altrimenti la lettera
esteriore non è di alcun profitto per chi legge: la lettura della lettera esteriore risulta
abbastanza insipida se non interviene una spiegazione a rivelarne il senso interiore a
partire dal cuore.
9. Anima mia, troppo abbiamo prolungato questo discorso. Era bello per noi restare qui,
e contemplare assieme a Pietro e Giovanni la gloria dello Sposo, e rimanere a lungo con
lui se qui avesse voluto fare non due, non tre tende (Mt 17,4 parr.), ma una sola, in cui
abitare assieme e assieme rallegrarci. Ecco invece che lo Sposo dice: «Lasciami andare,
perché è spuntata l’aurora (Gen 32,27), hai ormai ricevuto la luce della grazia, la visita
che desideravi». E così, dopo aver dato la benedizione, ferito l’articolazione del femore
e mutato il nome da Giacobbe in Israele, si allontana per un certo tempo lo Sposo a
lungo desiderato, subito sfuggito. Si sottrae quanto alla visita di cui si è detto, quanto
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