Page 10 - Scala Clautralium
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fatica dell’uomo spirituale. Ma chi si tiene veramente su questo sentiero di vita? Chi è
                  costui? Noi lo proclameremo beato. C’è in molti il desiderio, ma di pochi è la capacità
                  di attuarlo (Sir 31,9). Potessimo noi esser nel novero di questi pochi!

                  15. Vi sono in generale quattro situazioni che possono distrarci da questi gradini: una
                  necessità inevitabile, l’utilità di un’azione volta al bene, l’incapacità propria dell’uomo,
                  la vanità che viene dal mondo. La prima è scusabile, la seconda è tollerabile, la terza è
                  degna di compassione, la quarta è colpevole. E veramente colpevole: per colui che viene
                  distratto  nella  sua  condotta  da  una  situazione  siffatta  meglio  sarebbe  stato  non  aver
                  conosciuto la grazia di Dio, piuttosto che tornare indietro dopo averla conosciuta (cf.
                  2Pt  2,21).  Quale  scusa  avrà  infatti  per  tale  peccato?  A  buon  diritto  il  Signore  potrà
                  dirgli: «Che cosa ancora dovevo farti che io non abbia fatto? Tu ancora non esistevi e io
                  ti  ho  creato;  hai  peccato  facendoti  servo  del  diavolo  e  io  ti  ho  redento;  ti  aggiravi
                  assieme agli empi e io ti ho scelto; ti ho dato grazia ai miei occhi e volevo prendere
                  dimora presso di te. Ma tu mi hai disprezzato, e non solo le mie parole ma me stesso ti
                  sei gettato alle spalle per andare dietro alle tue passioni».
                  Dio  buono,  soave  e  mite,  amico  dolce,  consigliere  accorto,  aiuto  potente,  quanto
                  disumano e temerario è chi ti getta via, chi respinge dal suo cuore un ospite sì umile e
                  mansueto! Quale infelice e rovinoso scambio, gettar via il proprio creatore e accogliere
                  pensieri di male fatti per nuocerci; e il talamo segreto dello Spirito santo, quel luogo
                  segreto dei cuore che fino a poco prima fissava le gioie del cielo, abbandonarlo in un
                  attimo ai più squallidi pensieri, al calpestio dei porci (cf. Mt 7,6)! Ancora è nel cuore la
                  tiepida traccia lasciata dallo Sposo e già vi si insinuano adulteri desideri. Non si addice,
                  non può succedere a orecchie che poco fa hanno udito parole che non è lecito ad alcuno
                  pronunziare (2Cor 12,4), di piegarsi tanto in fretta ad ascoltare favole o detrazioni; a
                  occhi che poco fa sono stati battezzati da lacrime sante, di volgersi improvvisamente a
                  guardare  cose  vane  (cf.  Sal  119,37);  a  una  lingua  che  poco  fa  ha  cantato  un  dolce
                  epitalamio, che con parole infiammate e persuasive ha riconciliato la sposa con lo Sposo
                  e l’ha introdotta nella cella del vino (Ct 2,4), di volgersi nuovamente a un linguaggio
                  volgare e vacuo, a ordire inganni (Sal 50,19) e detrazioni. Preservaci da questo, Signore.
                  Se tuttavia per debolezza umana dovessimo ricaderci non disperiamoci, ma ricorriamo
                  nuovamente  al  medico  misericordioso  che  solleva  l’indigente  dalla  polvere  e
                  dall’immondizia rialza il povero (Sal 113,7): e lui, che non vuole la morte del peccatore,
                  nuovamente ci guarirà e ci fascerà (cf. Ez 33,11).
                  È ormai tempo di terminare questa lettera. Preghiamo tutti il Signore perché mitighi fin
                  d’ora  gli  ostacoli  che  ci  distolgono  dal  contemplarlo  e  in  futuro  ce  ne  liberi
                  completamente; attraverso questi gradini ci conduca di altezza in altezza fino a vedere il
                  Dio  degli  dèi  in  Sion  (Sal  84,8).  Là  gli  eletti  gusteranno  la  dolcezza  della
                  contemplazione  divina  non  a  piccole  gocce  e  con  interruzioni;  possederanno  invece
                  eternamente in un torrente di delizie una gioia che nessuno potrà loro togliere e una pace
                  immutabile,  la  pace  in  lui  (Sal  36,9;  Gv  16,23;  Sal  4,9).  Tu  dunque,  fratello  mio
                  Gervaso, se un giorno ti verrà dato dall’alto (Gv 19,11) di salire fino alla cima di questa
                  scala ricordati di me, e prega per me quando sarai nella felicità  (Gen 40,14): un telo
                  tragga a sé un altro telo, e chi ascolta ripeta: «Vieni!» (Ap 22,17).










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