Page 3 - Scala Clautralium
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Guigo II certosino


                                            Scala claustralium





                  I. Il fratello Guigo all’amatissimo fratello suo Gervaso: trovi la sua gioia nel Signore.
                  Sono in debito d’amore, fratello, verso di te, perché ti sei messo per primo ad amarmi; e
                  sono obbligato a risponderti perché con la tua lettera mi hai prima di ogni altro invitato
                  a  scrivere.  Mi  sono  così  proposto  di  trasmetterti  alcune  idee  che  mi  son  venute  alla
                  mente  sull’attività  spirituale  dei  monaci.  Sono  cose  che  tu  hai  imparato  attraverso
                  l’esperienza meglio di quanto abbia fatto io nell’impegno intellettuale: dunque giudica e
                  correggi queste mie riflessioni. È ben giusto che a te io offra le primizie freschissime
                  della  mia  fatica,  in  modo  che  tu  possa  raccogliere  i  primi  frutti  di  questa  giovane
                  piantagione che sono io: tu mi hai strappato con lodevole furto alla schiavitù del faraone
                  e a un’individualistica ricerca di raffinatezze per collocarmi nella schiera ordinata di chi
                  va  in  battaglia,  innestando  con  sapienza  nel  buon  olivo  il  ramo  tagliato  con  arte
                  dall’oleastro.

                  2.  Un  giorno,  mentre  ero  occupato  nel  lavoro  manuale,  presi  a  riflettere  sull’attività
                  spirituale  dell’uomo.  Allora  improvvisamente  quattro  gradini  spirituali  si  offersero
                  all’intima  mia  riflessione,  e  cioè  la  lettura,  la  meditazione,  l’orazione  e  la
                  contemplazione. Questa è la scala dei monaci, grazie alla quale essi sono elevati dalla
                  terra  al  cielo.  È  una  scala  con  pochi  gradini,  ma  di  un’altezza  incommensurabile,
                  indicibile.  La  sua  estremità  inferiore  è  fissata  alla  terra, la cima penetra nelle nubi  e
                  sonda  i  segreti  del  cielo.  Quanto  ai  gradini,  così  come  sono  diversi  nel  nome  e  nel
                  numero  sono  pure  distinti  nella  successione  e  nel  valore;  e  a  colui  che  si  pone  a
                  esaminare con attenzione le loro caratteristiche e il loro modo di agire, e l’efficacia di
                  ciascuno di essi su di noi, e le rispettive differenze e i rapporti di subordinazione, ogni
                  cosa parrà breve e facile, quale che sia la fatica e l’applicazione che avrà dedicato a tale
                  opera: grande ne è infatti l’utilità e la dolcezza.
                  La lettura è dunque un accurato esame delle Scritture che muove da un impegno dello
                  spirito. La meditazione è un’opera della mente che si applica a scavare nella verità più
                  nascosta sotto la guida della propria ragione. L’orazione è un impegno amante del cuore
                  in Dio allo scopo di estirpare il male e conseguire il bene. La contemplazione è come un
                  innalzamento al di sopra di sé da parte dell’anima sospesa in Dio, che gusta le gioie
                  della dolcezza eterna.
                  Descritti in tal modo i quattro gradini, resta da vedere la loro azione su di noi.

                  3. La lettura indaga sulla dolcezza della vita beata, la meditazione la trova, l’orazione la
                  chiede, la contemplazione la assapora. La lettura si può dire che porti alla bocca cibo
                  solido,  la  meditazione  lo  mastica  e  lo  macina,  l’orazione  ne  sente  il  sapore,  la
                  contemplazione è la dolcezza stessa che dona gioia e ricrea le forze. La lettura rimane
                  sulla  scorza,  la  meditazione  penetra  nel  midollo,  l’orazione  si  spinge  alla  richiesta





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