Page 74 - Prediche di Meister Eckhart
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l’uomo ha questo nome dalla terra. Non ne parlerò oltre. Quando si dice
uomo, questa parola significa anche qualcosa di elevato al di sopra della
natura, al di sopra del tempo, al di sopra di tutto quel che è rivolto al
tempo o ha il gusto del tempo, ed io dico la stessa cosa anche dello spazio e
della corporeità. Inoltre, questo “uomo” non ha, in certo modo, niente di
comune con quel che sia, ovvero non ha né forma né rassomiglianza con
questo o con quello, e non sa niente di niente, in guisa tale che non si trova
e non si coglie in lui in alcun modo il nulla, che gli è totalmente tolto, ed in
lui si trova soltanto vita pura, essere, verità, bontà. Chi è cosiffatto, è un
uomo nobile, in verità, né più né meno.
C’è ancora un altro modo di spiegazione ed un insegnamento per quel che
Nostro Signore chiama un uomo nobile. Infatti si deve sapere che chi
conosce Dio senza velo, conosce anche le creature nello stesso tempo che
lui, giacché la conoscenza è una luce dell’anima e, per natura, tutti gli
uomini aspirano alla conoscenza, in quanto anche la conoscenza delle cose
cattive è buona. Ora i maestri dicono: Quando si conosce la creatura in se
stessa, si ha una conoscenza vespertina, perché così si vedono le creature
per immagini con molteplici distinzioni; ma quando si conoscono le
creature in Dio, questa conoscenza si chiama ed è mattutina, e così si
contemplano le creature senza alcuna distinzione, prive di ogni immagine
e liberate da ogni rassomiglianza, nell’Uno che è Dio stesso. Anche questo
è l’uomo nobile di cui Nostro Signore dice che partì: nobile perché è uno e
riconosce Dio e la creatura nell’Uno.
Voglio ora passare a parlare di un altro significato di ciò che è uomo
nobile. Io dico: quando l’uomo, l’anima, lo spirito contempla Dio, si sa e si
riconosce come conoscente, ovvero riconosce che contempla e riconosce
Dio. Ora è sembrato ad alcuni, e pare anche molto verisimile, che il fiore ed
il nucleo della beatitudine si situino nella conoscenza con la quale lo
spirito conosce di conoscere Dio, giacché se io possedessi tutte le delizie
senza saperne niente, cosa mi importerebbe, e come potrebbero essere
delizie per me? Tuttavia io dico con certezza che non è così. Se è vero che,
senza di ciò, l’anima non sarebbe beata, nondimeno la beatitudine non si
situa in ciò, giacché il primo elemento della beatitudine è che l’anima
contempli Dio senza velo. È di là che essa riceve tutto il suo essere e la sua
vita e che attinge tutto ciò che essa è nell’abisso di Dio, e non sa niente
della conoscenza, né dell’amore né di quel che sia. Essa riposa totalmente
ed esclusivamente nell’essere di Dio, non conosce in ciò che l’essere e Dio.
Ma quando essa sa e riconosce di stare contemplando, conoscendo ed
amando Dio, esce da questo stato e ritorna allo stato primario secondo
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