Page 20 - Libretto della Vita Perfetta
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libertà affrancata, perché è contro l’ordine che l’eterno Nulla, nella sua
fecondità, ha dato a tutte le cose.
Il selvaggio disse: L’uomo che è stato annientato nel suo eterno Nulla non sa
niente di distinzione.
Il discepolo: L’eterno Nulla, che è considerato qui e in ogni retta ragione essere
nulla non per il suo non essere ma per la sua realtà trascendente, questo Nulla
non ha in se stesso la minima distinzione, e da lui, in quanto è fecondo,
proviene ogni ordinata distinzione di tutte le cose. L’uomo non è mai tanto
annientato in questo Nulla che al suo intendimento non resti pertanto la
distinzione della sua propria origine, e, alla ragione dello stesso, la sua propria
scelta, per quanto tutto ciò resti inavvertito nel suo primo fondo.
Il selvaggio: Non si prende allora ciò assolutamente in nessuna parte tranne che
nello stesso e dallo stesso fondo?
Il discepolo: Egli non lo prenderebbe giustamente, perché ciò non è solamente nel
fondo, è pure in se stesso un qualcosa di creato fuori del fondo, e resta ciò che è,
e lo si deve prendere pure in questo modo. Se fosse che gli sfuggisse la sua
distinzione secondo l’essenza come secondo l’apprensione, allora si potrebbe
concedere; ma ciò non è come s’è detto innanzi. Perciò bisogna avere sempre
una buona distinzione.
Il selvaggio disse: Ho inteso dire che vi sia stato un grande maestro che negasse
ogni distinzione.
Il discepolo disse: Ciò che tu pensi, che egli negasse ogni distinzione, se lo prendi
nella divinità, si può comprendere che egli l’intendesse di ognuna delle Persone
nel fondo, dove esse sono indistinte, ma non lo sono riguardo a ciò in cui esse
sono opposte; e qui si deve tenere certamente la distinzione personale.
Se lo prendi pure nell’annientamento di un uomo trapassato [in Dio], riguardo
a ciò è stato detto sufficientemente prima, come ciò debba intendersi secondo
l’apprensione e non secondo l’essenza. E nota qui che altro è separazione, altro
distinzione, come è manifesto che corpo e anima non sono separati, perché uno
è nell’altro e nessun membro che è separato può vivere. Ma l’anima è distinta
dal corpo, perché l’anima non è il corpo, né il corpo l’anima. Così io intendo che
nella verità non c’è niente che possa avere separazione dall’essere semplice,
perché questo dà l’essere a tutti gli esseri, ma c’è distinzione cosicché l’essere
divino non è l’essere della pietra, né l’essere della pietra l’essere divino, né
alcuna creatura l’essere dell’altra. E così i maestri pensano che questa
distinzione, a parlare propriamente, non è in Dio, ma è piuttosto da Dio. E lui
dice nel Libro della Sapienza: come niente è più intimo di Dio, così non c’è
niente di più distinto. E perciò la tua sentenza è falsa, e questa opinione è vera.
Il selvaggio disse: Lo stesso maestro ha detto cose molto belle di un uomo
cristiforme.
Il discepolo disse: Il maestro in un luogo dice così: Cristo è il Figlio unigenito e