Page 78 - La preparazione dell’anima alla Contemplazione
P. 78

grande cura costringili ad entrare perché tu possa fare di essi almeno
                  una  sinagoga.  Ogni  volta  che  raccogliamo  nell’unità  le  divagazioni
                  della mente e fissiamo nel desiderio dell’eternità tutte le aspirazioni del
                  cuore, facciamo di quella interna famiglia una sinagoga. Ma quando già
                  quella  moltitudine  dei  nostri  desideri  e  dei  nostri  pensieri,  presa  dal
                  sapore  dell’interna  dolcezza,  avrà  imparato  a  riunirsi  al  cenno  della
                  ragione  e  a  rimanere  salda  nella  sua  interiorità,  potrà  essere  stimata
                  degna di venire chiamata chiesa. Impariamo dunque ad amare solo la
                  buona interiorità e impariamo a pensare le cose del cuore con insistente
                  frequenza e, quando sapremo amare Beniamino, senza dubbio avremo
                  formato la chiesa.


                                            Capitolo LXXXV

                             Quanto sia bello e dolce avere solitamente in sé
                                     la grazia della contemplazione

                  Beniamino si trattiene volentieri in tali chiese e si diletta mirabilmente e,
                  quando non può più percepire se stesso per troppa gioia, viene condotto
                  sopra se stesso e per il trascendimento della mente viene innalzato alle
                  cose  più  alte.  Se  infatti  il  nostro  Beniamino  non  riposasse  con  gioia
                  nella  contemplazione  delle  cose  interiori,  senza  dubbio  Mosè  non
                  avrebbe  scritto  di  lui:  Beniamino  amatissimo  di  Dio,  abiterà  in  lui
                  familiarmente e resterà tutto il giorno con lui, quasi nelle sue stanze e
                  riposerà  tra  le  sue  braccia  (Deut.  33,12).  Per  qual  causa  credi  che
                  questo Beniamino resti tutto il giorno nelle stanze e che quivi riposi a
                  tal  punto  che  non  voglia  uscire  nemmeno  un  po’?  Sappiamo  che  lo
                  sposo  e  la  sposa  sono  soliti  rimanere  insieme  nelle  stanze  e  volgersi
                  l’uno all’altro nelle attenzioni di amore ed amarsi reciprocamente negli
                  amplessi e nella carità. È grande la prerogativa della singolare bellezza,
                  dell’amata del nostro Beniamino della cui convivenza egli non può mai
                  avere noia e dai  cui amplessi non vuole scostarsi nemmeno un poco.
                  Ma se conosciamo che è la voce di questo Beniamino, non dubitiamo
                  della bellezza della sua amata. Disse alla sapienza: Sei la mia sorella ed
                  ho chiamato  la  prudenza amica mia  (Prov. 7,4).  Volete ascoltare ciò
                  ché non può turbare la bellezza di questa sua amata, che chiama sorella
                  ed amica per l’ardentissimo e casto amore? Entrando nella mia casa,
                  riposerò  con  lei.  La  sua  conversazione  non  ha  alcuna  amarezza  né
                  alcuna noia il vivere con lei, ma nell’amicizia sua, ci sono letizia, gioia,
                  e un piacere puro (Sap. 8,16). Dica chiunque ciò che sente, io non trovo
   73   74   75   76   77   78   79   80   81   82   83