Page 36 - La natura del corpo e dell'anima
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congetture sul passato e sul futuro fondate sul presente.

                  111.  Tutto  ciò  è  grande  ed  è  proprio  esclusivamente  dell’uomo.  Sono  però
                  ancora capacità comuni almeno in parte a dotti e indotti, a buoni e malvagi.
                  In questi tre gradi, vedi che cosa è capace di fare l’anima nel corpo. Leva allora
                  lo sguardo in alto e passa al quarto grado, dove comincia la bontà e tutto ciò che
                  è veramente degno di lode. A partire da qui l’anima oserà mettersi al di sopra
                  non soltanto del proprio corpo, posto che esso ha una sua parte nell’universo,
                  ma anche al di sopra di tutto il complesso di questo stesso universo. Non riterrà
                  suoi  beni  i  beni  del  mondo,  e  paragonandoli  alla  propria  pc tenza  e  bellezza
                  giudicherà di non doverne far conto. Più gioisce di Dio, più impara a trarsi fuori
                  dalle bassezze; non vuole accada ad altri nulla che non vuole accada a sé; segue
                  l’autorità e i precetti dei sapienti e  crede  che Dio  stesso le parli attraverso di
                  essi.

                  112. In questo agire dell’anima, così luminoso, c’è ancora fatica: una grande e
                  durissima lotta contro le difficoltà e gli allettamenti del mondo. In questo trava-
                  glio di purificazione si nasconde il timore della morte.
                  Quando esso sia giunto al suo termine, quando cioè l’anima si sia liberata da
                  ogni tabe e lavata da ogni macchia, allora finalmente riposa in se stessa piena di
                  gioia, non teme per sé assolutamente nulla, di nulla si angustia a causa propria.
                  Questo è il quinto grado. Una cosa è purificarsi, un’altra mantenere la purezza;
                  l’azione con la quale l’anima contaminata si rinnova è affatto diversa da quella
                  per  la  quale  non  sopporta  di  essere  di  nuovo  contaminata.  A  questo  grado
                  l’anima comprende tutta la sua grandezza sotto ogni aspetto.

                  113.  E  dopo  che  ha  compreso  tutto  ciò,  si  dirige  con  straordinaria  e
                  inimmaginabile  fiducia  verso  Dio,  verso  cioè  la  vera  contemplazione  della
                  verità, verso quel premio, il più alto e segreto, per il quale tanto si è affaticata.
                  Questa attività, il desiderio cioè di intendere il vero e sommo essere, è anche la
                  pii alta visione dell’anima, la più perfetta, migliore o più diretta che essa possa
                  avere. Questo è dunque il sesto grado del suo agire. Una cosa infatti è purificare
                  l’occhio dell’anima perché non guardi inutilmente e temerariamente e non veda
                  male, altra cosa custodire questa sua salute e consolidarla, altra ancora volgere
                  lo sguardo limpido e diritto a ciò che si deve contemplare.

                  114. In questi due gradi vedi ciò di cui l’anima è capace in se stessa. Bada però
                  che  quanti  vogliono  avere  uno  sguardo  limpido  e  diritto  prima  di  essersi
                  purificati  e  risanati,  saranno  respinti  da  quella  luce  della  verità,  così  che
                  riterranno  non  soltanto  che  in  essa  non  ci  sia  alcun  bene,  ma  anzi  che  ci  sia
                  molto male. Le negheranno il nome di verità, e con una sorta di passione e di
                  voluttà miserabile si rifugeranno nelle proprie tenebre, che la loro malattia può
                  sopportare, maledicendo il rimedio. Per questo il Profeta divinamente ispirato
                  dice, del tutto a proposito: «Crea in me, Signore, un cuore puro, rinnova nelle
                  mie viscere uno spirito di rettitudine».
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