Page 5 - La Grazia della Contemplazione
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futuro. Se dunque si intende rettamente nell’arca della santificazione la grazia
della contemplazione, giustamente tale grazia è ricercata per il fatto che chi
l’accoglie in sé non solo è purificato, ma anche santificato. E senza dubbio nulla
può purificare ugualmente il cuore da ogni attaccamento terreno, nulla
infiamma ugualmente l’animo all’amore celeste. Essa è assolutamente quella
che purifica, quella che santifica in modo tale che l’uomo, attraverso la continua
contemplazione della verità sia puro per il disprezzo del mondo, e santo per
l’amore a Dio.
Capitolo II
Perché sia utile e gradita questa grazia a chi vi si addentra
Ma quella stessa che da Davide è detta arca della santificazione, da Mosè è detta
arca dell’alleanza. Ma perché arca, perché arca dell’alleanza, né di chiunque, ma
del Signore? Sappiamo poi che ogni cosa preziosa, l’oro, l’argento e le pietre
preziose si sogliono riporre in una arca. Se dunque esaminiamo in che cosa
consistano i tesori della sapienza e della scienza, parimenti troveremo al più
presto un luogo in cui riporre tesori di tal genere. Quale sarà l’arca adatta a
questo compito, se non l’intelligenza umana?
Questa arca dunque è costruita e resa preziosa dall’insegnamento divino, dal
momento che l’intelligenza umana è spinta alla grazia della contemplazione
dall’ispirazione e dalla rivelazione divina. Ma quando ci addentriamo in questa
grazia durante questa vita, che cosa d’altro riceviamo se non alcuni pegni di
quella futura pienezza, in cui saremo sempre dediti a una perenne
contemplazione? Riceviamo dunque questa grazia quasi come pegno della
divina promessa, quasi come pegno della divina predilezione, quale vincolo
dell’alleanza e segno di reciproco amore. Vedi quanto giustamente sia chiamata
arca dell’alleanza del Signore quella nella quale e per la quale si rappresenta
tale grazia. Per la qual cosa deve volentieri prepararsi a sopportare qualunque
fatica chi desidera o pensa di ricevere un pegno di così grande predilezione.
Non dubito che chiunque sia tra voi un obbediente ebreo che serva volentieri
per sei anni per una tale grazia, nel settimo sarà liberato, in modo da poter
d’allora in poi dedicarsi alla contemplazione della verità. E se invero si trova fra
voi qualcuno che sia Giacobbe, o che possa essere ritenuto degno di tal nome,
vale a dire che sia uomo forte e valoroso in combattimento, coraggioso nella
lotta, nemico dei vizi, in modo tale da vincere alcuni ostacoli con la fortezza e
abbatterne altri con l’astuzia, costui servirà senz’altro volentieri per sette anni, e
sette per una tale grazia, in quanto gli sembreranno pochi i giorni in rapporto
alla intensità dell’amore, perché possa, anche se tardi, giungere all’abbraccio di
Rachele. Chi infatti vuol giungere al suo abbraccio deve servire per lei sette anni
e sette, per imparare a liberarsi non solo dall’e azioni cattive, ma anche dai vani
pensieri. E molti, anche se sanno liberarsi dai legami corporali, tuttavia riescono
molto raramente a essere padroni del loro cuore poiché non sanno fare il Sabato