Page 134 - Confessioni
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un  giusto”,  ma  soggiunse:  “perché  giusto”.  Allora  sì  il  primo  percepirà  la  ricompensa  dei  profeti,  il
                  secondo dei giusti. Né si limitò a dire: “Chi darà da bere un bicchiere di acqua fresca a uno dei miei
                  infimi”, ma soggiunse: “unicamente perché mio discepolo”, e concluse: “in verità vi dico, non perderà la
                  sua ricompensa”. L’accoglienza del profeta, l’accoglienza del giusto, il bicchiere di acqua fresca offerto
                  al discepolo sono i doni; il frutto è l’azione compiuta  perché profeta, perché giusto, perché discepolo.
                  Elia è nutrito con frutto dalla vedova consapevole di nutrire un uomo di Dio, e che perciò lo nutriva; dal
                  corvo invece riceveva il dono che lo nutriva, che nutriva non la parte interna, ma l’esterna di Elia, la quale
                  poteva anche deperire per difetto di tale cibo.


                  Materialismo degli infedeli
                  27. 42. Quindi dirò la verità in tua presenza, Signore. Uomini indotti e infedeli, che per essere iniziati e
                  guadagnati alla fede hanno bisogno di riti misteriosi e grandiosità di miracoli, designati, noi siamo giunti
                  a credere, col nome di pesci e cetacei, accolgono i tuoi fanciulli per ristorarli fisicamente o comunque
                  aiutarli nelle necessità della vita presente, ignari del motivo e dello scopo per cui bisogna fare questo.
                  Allora né i primi offrono ai secondi, né i secondi ricevono dai primi nessun nutrimento, poiché né i primi
                  compiono le opere con intenzione santa e retta, né i secondi si rallegrano dei loro doni, non vedendovi
                  ancora  nessun  frutto.  In  verità  nutre  l’anima  solo  ciò  che  la  rallegra:  quindi  i  pesci  e  i  cetacei  non
                  mangiano i cibi che la terra produce solo dopo di essere stata distinta e separata dall’amarezza dei flutti
                  marini.


                  La bella armonia del creato (Gn 1. 31)
                  28. 43. Finalmente vedesti, o Dio, tutte le cose che avevi creato;  ed eccole buone assai. Anche noi le
                  vediamo ed eccole tutte buone assai. L’una e l’altra, in ognuno dei generi delle tue opere, dopo aver detto
                  ad esse di esistere, ed esistettero, vedesti che erano buone. Sette volte ho calcolato che fu scritto che tu
                  vedesti come la tua opera fosse buona. L’ottava è quando vedesti tutte le tue opere, ed eccole non solo
                  buone, ma anche  assai buone, siccome tutte insieme. Una per una erano soltanto buone; tutte insieme
                  erano buone e assai. Lo si dice anche di ogni corpo bello: un corpo costituito di tutte membra belle, è di
                  gran lunga più bello delle singole membra che con la loro armoniosissima riunione formano il complesso,
                  sebbene anch’esse siano, singolarmente, belle.


                  Eternità della visione e della parola divina

                  29. 44. Ho cercato, dunque, se vedesti per sette o per otto volte che le tue opere erano buone, quando ti
                  piacquero. Ma non ho scoperto nella tua visione l’esistenza di tempi, con cui capire che vedesti tante volte
                  le tue opere. Dissi allora: “O Signore, la tua Scrittura non è forse veritiera, poiché espressa da te, verace e
                  Verità? Perché dunque tu mi dici che nella tua visione non esistono tempi, mentre d’altra parte la tua
                  Scrittura mi dice che vedesti giorno per giorno che le tue opere erano buone, e io calcolandole ho scoperto
                  quante volte?”. Ecco la tua risposta. Tu sei il mio Dio, e dici con voce forte all’orecchio interiore del tuo
                  servo, squarciando col grido la mia sordità: “O uomo, certamente le parole che dice la mia Scrittura, io le
                  dico.  Però  essa  le  dice  nel  tempo,  mentre  la  mia  parola  non  è  soggetta  al  tempo,  ferma  com’è  in
                  un’eternità pari alla mia. Ciò che voi vedete attraverso il mio spirito, io lo vedo; ciò che voi dite attraverso
                  il mio spirito, io lo dico. Ma mentre voi lo vedete nel tempo, io non lo vedo nel tempo; così come, mentre
                  voi lo dite nel tempo, io non lo dico nel tempo”.


                  Errata concezione manichea della creazione

                  30. 45. Ho udito, Signore Dio mio, ho delibato una stilla della tua dolce verità. Ho compreso che esistono
                  uomini, cui le tue opere dispiacciono. Essi sostengono che ne compisti molte per forza di necessità, ad
                  esempio gli edifici dei cieli e i sistemi degli astri; per di più, esse non derivarono da te, ma già esistevano,
                  create  altrove  e  diversamente.  Tu  non  avresti  fatto  altro  che  concentrarle,  connetterle  e  collegarle,
                  innalzando sulla sconfitta dei tuoi nemici le muraglie del mondo, sì che, sgominati da questa costruzione,
                  non potessero nuovamente ribellarsi contro di te. Il resto poi non sarebbe stato creato e neppure connesso
                  dalle tue mani, ad esempio tutti i corpi di carne, gli animali minori e quanto si radica in terra; è invece uno
                  spirito avverso, un’altra natura non stabilita da te e a te ostile, che li produce e li forma nelle regioni




                  Agostino – Confessioni                                                   pag. 132 di 134
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