Page 5 - Apologia seconda
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menzognero,  aveva  confessato  di  essere  cristiano,  il  centurione  lo  fece
                  mettere in catene e lo condannò alla prigione per molto tempo. Alla fine,
                  quando fu condotto dinanzi ad Urbico, fu di nuovo interrogato solo su
                  questo punto, se fosse cristiano.

                  9.  E  di  nuovo  egli,  consapevole  dei  beni  acquistati  attraverso
                  l’insegnamento  di  Cristo,  professò  gli  insegnamenti  della  divina  virtù.
                  Infatti,  chi  nega  qualcosa,  o  lo  nega  perché  la  condanna  o  rifiuta  la
                  confessione  perché  sa  di  esserne  indegno  od  estraneo;  ma  né  l’una  né
                  l’altra soluzione sono proprie del vero cristiano.

                  10. Dopo che Urbico ebbe decretato che fosse condotto a morte, un certo
                  Lucio, anche lui cristiano, vedendo che la sentenza era così irragionevole,
                  disse ad Urbico: “Qual è la ragione per cui hai condannato un uomo che
                  non è né adultero né dissoluto né omicida né spogliatore né ladro né infine

                  reo confesso di alcun  crimine, ma che soltanto confessa l’appellativo di
                  cristiano? Tu non giudichi, o Urbico, come si conviene all’imperatore Pio,
                  né al filosofo, figlio di Cesare, né al sacro Senato”.

                  11. Quello non replicò nulla, ma disse a Lucio: “Mi sembra che anche tu sia
                  uno di questi”. Poiché Lucio rispose “Certamente”!, ordinò che anch’egli
                  fosse a sua volta condannato a morte.

                  12. Ed egli professava di essergli grato, conscio di essere liberato da simili
                  malvagi padroni e di andare verso il Padre e re dei cieli.

                  13. Ancora un altro, un terzo, si presentò e fu condannato a morte.




                  Anch’io mi aspetto di essere confitto ad un palo...



                  III. – 1. Ed anch’io mi aspetto che si ordiscano insidie da parte di qualcuno
                  dei magistrati, e di essere confitto a un palo, quanto meno da Crescente,
                  che si compiace di strepito e di pompa.


                  2.  Non  merita  infatti  l’appellativo  di  filosofo  chi  su  di  noi  attesta
                  pubblicamente ciò che non conosce, accusando i cristiani di essere atei ed
                  empi, e fa questo per ingraziarsi e compiacere la moltitudine fatua.

                  3. Infatti, se costui ci perseguita senza aver letto le dottrine di Cristo, è uno
                  scellerato, molto peggiore degli ignoranti, i quali spesso si guardano bene
                  dal discorrere di ciò che non conoscono e dall’attestare il falso; se invece le




                  GIUSTINO – Apologia seconda                                                   pag. 3 di 13
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