Page 13 - Apologia seconda
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Platone,  sentendo  che  i  cristiani  erano  accusati  ma  vedendoli  impavidi
                  dinanzi alla morte ed a tutti i tormenti ritenuti terribili, mi convincevo che
                  era impossibile che essi vivessero nel vizio e nella concupiscenza.

                  2. Infatti  quale uomo libidinoso o intemperante o che reputi un bene il
                  cibarsi di carne umana potrebbe abbracciare la morte, per essere privato di
                  questi  suoi  beni,  e  non  cercherebbe  invece  di  vivere  sempre  la  vita  di
                  quaggiù  e  di  sfuggire  ai  magistrati,  anziché  autodenunciarsi  per  essere
                  ucciso?

                  3. Ormai anche a questo i cattivi demoni sono giunti, con la collaborazione
                  di alcuni uomini malvagi.


                  4. Essi infatti, per mandare a morte alcuni di noi sulla base di false accuse,
                  trascinano negli interrogatori i nostri servi, o fanciulli o donnicciole, e fra
                  tormenti  spaventosi  li  costringono  ad  accusarsi  di  quelle  nefandezze  di
                  loro invenzione, proprio di quelle che essi apertamente commettono. Ma
                  poiché  non  ci  riguardano,  non  le  teniamo  in  alcun  conto,  avendo  Dio,
                  ingenerato ed ineffabile, come testimone sia dei nostri pensieri sia delle
                  nostre azioni.

                  5. Che  cosa ci  impedisce di confessare  pubblicamente che anche queste
                  azioni  sono  oneste,  e  di  dimostrare  che  sono  una  filosofia  divina,
                  sostenendo che noi celebriamo i misteri di Cronos, se uccidiamo uomini e
                  ci saziamo di sangue (come si dice), esattamente come avviene per l’idolo
                  da voi onorato, che aspergete del sangue non solo di animali, ma anche di
                  uomini,  voi  che,  attraverso  la  persona  più  insigne  e  più  nobile,  fate
                  l’aspersione del sangue di uomini immolati? Perché non imitiamo Zeus e
                  gli altri dèi nello stuprare fanciulli e nel congiungerci impunemente con
                  donne, adducendo a giustificazione gli scritti di Epicuro e dei poeti?


                  6. Poiché, al contrario, ci sforziamo di persuadere a fuggire simili dottrine
                  e  quanti  le praticano, insieme con i loro imitatori  – come anche  adesso
                  abbiamo tentato di fare con questi discorsi –, in tutti i modi ci si fa guerra.
                  Ma noi non ce ne curiamo, poiché sappiamo che Dio è giusto osservatore
                  di tutto.

                  7.  Oh,  se  ci  fosse  anche  adesso  qualcuno  che  salisse  su  un  alto  palco  e
                  gridasse con voce di tragèda: “Vergognatevi, vergognatevi di addossare
                  ad innocenti ciò che voi fate impunemente, e di attribuire le azioni vostre e
                  dei  vostri  dèi  a  costoro,  che  non  ne  sono  nemmeno  minimamente
                  partecipi. Pentitevi, rinsavite”.





                  GIUSTINO – Apologia seconda                                                  pag. 11 di 13
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