Page 200 - Sermone sul Cantico dei cantici (II)
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verecondia di questi tali arrossisce non di avere, ma di far vedere, la verecondia
                  della sposa non solamente le ricopre, ma le rigetta, le allontana. E perciò dice il
                  Saggio: C’è una vergogna che porta al peccato, e c’è una vergogna che è onore e grazia
                  (Eccli 4,21). La sposa cerca il Verbo con verecondia, sì, perché nel letto, perché
                  nelle  notti;  ma  questa  verecondia  ha  gloria,  non  peccato.  Cerca  il  Verbo  per
                  purificare la coscienza, lo cerca per la testimonianza, per poter dire: Questa è la
                  mia gloria, la testimonianza della mia coscienza  (2  Cor  1,12).  Nel mio lettuccio  per
                  notti  ho  cercato  l’amato  dell’anima  mia.  La  verecondia,  se  fai  attenzione,  ti  è
                  indicata e dal luogo e dal tempo. Che cosa è così amico dell’animo verecondo
                  quanto  il  segreto?  Ora  la  notte  e  il  letto  possiedono  il  segreto.  E  a  chi  vuole
                  pregare è comandato di entrare nella camera, certamente per tenere il segreto.
                  Questa  è  una  misura  di  cautela,  perché  a  quelli  che  pregano  pubblicamente
                  l’umana lode non porti via il frutto dell’orazione e ne renda vano l’effetto. Ma ti
                  viene insegnata la verecondia con questa sentenza. Che cosa è così proprio della
                  verecondia quanto evitare le proprie lodi, evitare l’ostentazione? È chiaro che il
                  figlio  e  il  maestro  del  pudore  ha  prescritto  il  segreto  a  quelli  che  pregano,
                  particolarmente a cauta della verecondia. Nulla è più brutto, specialmente in un
                  adolescente  quanto  ostentare  la  santità,  sebbene  sia  molto  conveniente  che  la
                  pratica della devozione cominci già da questa età, come dice il Profeta Geremia:
                  È  bene  per  l’uomo  portare  il  giogo  fin  dalla  giovinezza  (Lam  3,27).  È  una  buona
                  raccomandazione per l’orazione che si sta per fare se si, premette la verecondia
                  dicendo: Io sono piccolo e disprezzato ma non trascuro i tuoi precetti (Sal 118,141).

                  3.  E  non  solo  occorre  tener  conto  del  luogo,  ma  anche  del  tempo  quando  si
                  vuole  pregare.  Il  tempo  del  riposo  è  più  comodo  e  più  adatto,  specialmente
                  quando il sonno della notte produce un profondo silenzio. Allora l’orazione è
                  più libera e più pura: Alzati nella notte, quando cominciano i turni delle sentinelle,
                  effondi come acqua il tuo cuore davanti al Signore tuo Dio  (Lam  2,19).  Come  sale
                  segreta nella notte l’orazione, alla presenza di Dio solo e del santo angelo che la
                  riceve per presentarla all’altare del cielo! Come gradita e splendida, coronata di
                  verecondo  rossore!  Come  serena  e  placida,  non  disturbata  da  alcun  grido  o
                  strepito!  In  ultimo  come  pura  e  sincera,  non  cosparsa  da  alcuna  polvere  di
                  preoccupazioni terrene, non tentata da alcuna lode o adulazione di spettatori
                  estranei!  Per  questo  dunque  la  sposa,  non  con  minor  verecondia  che  cautela
                  cercava il segreto del letto e della notte volendo pregare, cioè cercare il Verbo; è,
                  infatti,  la  stessa  cosa.  Diversamente  non  preghi  bene  se,  pregando,  cerchi
                  qualcosa di diverso dal Verbo o che non cerchi per il Verbo, perché in lui sono
                  tutte le cose. In lui c’è il rimedio delle ferite, gli aiuti nelle necessità, in lui il
                  risarcimento  dei  difetti,  in  lui  l’abbondanza  dei  profitti,  in  lui  insomma  tutto
                  quello che interessa agli uomini ricevere  o avere, tutto quello che conviene  o
                  necessita loro. Senza ragione si chiede altro dal Verbo, essendo egli tutte le cose.
                  Infatti,  anche  se  sembriamo  chiedere,  quando  è  necessario,  queste  cose
                  temporali, se il Verbo è in causa, come è degno che sia, è lui che cerchiamo più
                  che quelle, che cerchiamo per lui. Sanno questo quelli che sono soliti indirizzare
                  l’uso di tutte le cose temporali per meritare il Verbo.
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