Page 41 - Lodi della Vergine Madre
P. 41
sono ricco, e non ho bisogno di nessuno (Ap 3, 17). Ora la Verità risponde così: Guai
a voi, ricchi, perché avete la vostra consolazione (Lc 6, 24). E al contrario: Beati,
dice, quelli che piangono, perché saranno consolati (Mt 5, 5). Tacciano dunque in noi
la lingua maldicente, la lingua blasfema, la lingua millantatrice, perché è bene
in questo triplice silenzio aspettare la salvezza di Dio, e dì così: Parla Signore,
perché il tuo servo ti ascolta (1 Re 3, 10). Quelle parole in realtà non sono rivolte a
Lui, ma contro di Lui, come diceva Mosè agli Ebrei che mormoravano: La vostra
mormorazione non è contro di noi, ma contro il Signore (Es 16, 8).
15. Astieniti da tali parole, senza tuttavia tacere del tutto, per non costringere
Dio al silenzio. Parla a lui accusandoti in umile confessione della tua vanità,
onde ottenere perdono per le colpe passate. Parla ringraziando, invece della
mormorazione, per ottenere una grazia più abbondante per il presente. Parla
nell’ orazione, contro la diffidenza, per conseguire la gloria del futuro.
Confessa, ripeto,i peccati passati, per i benefici presenti rendi grazie, e poi prega
con più fervore per il futuro, di modo che anche Dio non taccia il suo perdono,
non cessi di largire i suoi doni, e non venga meno nelle sue promesse. Non
tacere tu, ripeto, e fa’ in modo che lui non stia in silenzio. Parla tu, affinché parli
anche lui e possa dire: Il mio diletto è a me, e io a lui. Parola gioconda, parola
dolce. Non è davvero parola di mormorazione, ma voce della tortora. E non
dire: Come canteremo i canti del Signore in terra straniera? (Sal 136, 4). Ormai non
sarà più considerata straniera quella di cui dice lo Sposo: La voce della tortora si è
udita nella nostra terra (Ct 2, 12). L’aveva infatti sentito dire: Prendeteci le piccole
volpi e forse per questo uscì in grido di esultanza, dicendo: Il mio Diletto è a me e
io a lui. Davvero voce di tortora, che, con una singolare pudicizia resta fedele al
suo compagno, sia vivo che morto, sicché né la morte, né la vita la separa
dall’amore di Cristo. Considera infatti se ci sia qualche cosa che abbia potuto
alienare questo diletto dalla sua amata, e impedirgli di restare fedele, anche
qualora la diletta abbia peccato o gli abbia voltato le spalle. Ammassi di nuvole
cercavano di offuscare i raggi del sole: così le nostre iniquità si frapponevano
tra noi e Dio, minacciando di separarci da lui; ma il sole divenne caldo, e tutta
quella nuvolaglia si è dissipata. Diversamente, quando mai saresti tornato da
lui se egli non ti fosse rimasto fedele, se non avesse gridato: Ritorna, Sunamita,
ritorna, ritorna, perché ti vediamo?. Sii dunque anche tu fedele a lui, e nessuna
calamità o fatica ti faccia allontanare da lui.
16. Lotta con l’angelo, non soccombere, perché il regno di Dio patisce violenza e i
violenti lo rapiscono (Mt 11, 12). Non lasciano forse intendere la lotta le parole: Il
mio Diletto a me, e io a lui?Egli ti ha fatto conoscere il suo amore; mostragli anche
il tuo. In molte cose infatti ti mette alla prova il Signore tuo Dio. Spesso se ne va,
volta altrove la faccia, ma non perché sia adirato. È una prova, non segno di
riprovazione. Il tuo Diletto ti ha sopportato; sopporta anche tu il tuo Diletto,
sopporta, agisci virilmente. Non lo hanno vinto i tuoi peccati, anche tu non
lasciarti vincere dai suoi flagelli, e otterrai la benedizione. Ma quando? Quando
spunterà l’aurora, quando sarà finito il giorno, quando avrà stabilito la lode di