Page 4 - Libretto della Vita Perfetta
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fossero da rigettare le buone immagini ragionevoli, che tengono sottomessa la
loro chiara ragionevolezza al pensiero della santa cristianità, né che fossero da
temersi le massime ragionevoli che contengono una buona verità riguardo a
una vita perfetta; perché esse dirozzano l’uomo e gli mostrano la sua nobiltà,
l’eccellenza dell’Essere divino e la nullità di tutte le altre cose, ciò che
giustamente, al di sopra di ogni cosa, incita l’uomo al vero abbandono. E così
tornò al precedente modo di vivere di un vero abbandono, verso cui era stato
esortato.
Ora desiderò dall’eterna Verità che gli desse una buona distinzione, per quanto
fosse possibile, tra gli uomini che hanno di mira un’ordinata semplicità, e alcuni
che hanno per scopo, come si dice, una libertà disordinata, e gli insegnasse
quale fosse il retto abbandono, per mezzo del quale potesse giungere dove
doveva. Gli fu risposto in maniera luminosa che tutto ciò doveva avvenire
secondo il modo di una spiegazione per similitudini, come se il discepolo
domandasse e la Verità rispondesse. E fu anzitutto rinviato al nocciolo della
Santa Scrittura, da dove parla l’eterna Verità, perché vi cercasse e vedesse ciò
che ne avessero detto i più dotti e i più sperimentati, ai quali Dio ha aperto la
sua Sapienza nascosta, com’è indicato qui sopra in latino, o che cosa ne
ritenesse la santa cristianità, in modo che restasse nella verità certa. E gli si fece
luce così.
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Come un uomo abbandonato comincia
e finisce nell’unità
A tutti gli uomini che devono essere riportati in Dio è vantaggioso conoscere il
primo principio di sé e di tutte le cose, perché nel medesimo è pure il loro
ultimo approdo. E a questo riguardo bisogna sapere che tutti coloro che hanno
mai parlato della verità convengono sopra un punto: che c’è un qualcosa che è
assolutamente il primo e il più semplice, e prima del quale nulla esiste. Ora
Dionigi ha contemplato quest’essere senza fondo nella sua nudità e dice,
insieme ad altri maestri, che l’essere semplice di cui si parla resta assolutamente
innominato nonostante tutti i nomi; perché, com’è detto nella scienza della
logica, il nome dovrebbe esprimere la natura e il concetto della cosa nominata.
Ora è palese che la natura dell’essere semplice sunnominato è infinita e
immensa e inafferrabile a ogni intelligenza creata. Quindi è noto a tutti i
sacerdoti ben istruiti che l’essere senza modo è pure senza nome. E perciò dice
Dionigi nel libro dei Nomi divini che Dio è non essere o un niente, e ciò deve
intendersi riguardo a ogni essenza ed essere che noi possiamo attribuirgli in
modo creato; perché quello che gli si attribuisce in modo simile è tutto falso in