Page 15 - La contemplazione di Dio
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fredda e intirizzita e desiderosa di essere riscaldata dal calore del tuo amore. E
così, non possedendo veste, vado raccogliendo e cucendo insieme questi
brandelli di stoffa, raccattati da ogni parte, per coprire la mia nudità; e a
differenza di quella saggia donna di Sarepta (1 Re 17,9-24), io raccolgo non due
bei pezzi di legna, ma appena questi minuti ramoscelli dalla vastità del mio
deserto, dal vuoto sterminato del mio cuore, affinché, una volta entrato al
riparo della mia casa, possa prepararmi, con un pugno di farina e l’olio
dell’idria, di che mangiare e morire. Ma non morirò così presto; anzi, Signore,
non morirò, ma vivrò e racconterò le opere del Signore (Salmo 118,17).
Stando, dunque, rinchiuso nella solitudine della mia casa come un solitario
asino selvatico dimora in questa terra salmastra e aspirando il soffio del mio
amore, apro a te, Signore, la mia bocca e aspiro lo spirito. E talvolta, Signore,
mentre me ne sto come proteso verso di te, con gli occhi chiusi, tu mi metti sulla
bocca del cuore qualche cosa, che non mi è consentito sapere. Ne sento il
sapore, così dolce, così soave, così appagante che, se si esaurisse in me, di
nient’altro andrei in cerca.
Ma quando io la ricevo, tu non mi concedi di coglierne la natura né con gli occhi
del corpo né coi sensi dell’anima né con l’intelligenza della mente; quando la
ricevo, voglio trattenerla e rimasticarla, cercando di distinguerne il sapore, ma
subito svanisce. Di certo io la deglutisco, qualunque essa sia, nella speranza
della vita eterna; ma ruminando a lungo gli effetti benefici della sua azione, io
vorrei trasfonderla in tutte le vene e il midollo della mia anima, come un succo
vitale, che le renda insipida ogni altra sensazione e che le faccia gustare sempre
e soltanto questo; ma essa si affretta a dileguarsi.
27. Se poi mi sforzo, in seguito alle indagini, all’accoglimento e all’uso, di
fissarne nella memoria qualche tratto preciso o di venire in soccorso alla labilità
della memoria scrivendolo, sono costretto, nella realtà e per esperienza, ad
imparare che cosa significa ciò che tu dici nel Vangelo a proposito dello Spirito:
Non sai donde viene né dove va (Giovanni 3,8). Infatti, tutto quanto mi son
studiato di affidare alla memoria, almeno nelle sue linee essenziali, per potervi
poi ritornar sopra in qualche modo e raccogliermici quando vorrò,
sottomettendolo così alla mia volontà, tutte le volte che lo vorrò; e sentendo poi
affermare dal Signore che lo Spirito soffia dove vuole (Giovanni 3,8), e avvertendo,
inoltre, nel mio intimo che soffia non quando voglio io, ma quando vuole lui:
allora, io trovo tutti questi sforzi sterili e insipidi, e scopro che verso te soltanto
devo levare gli occhi, o fonte della vita, perché soltanto nella tua luce posso
vedere la luce.
Verso di te, dunque, o Signore, è e sia sempre rivolto il mio sguardo; verso dite,
in te e grazie a te siano indirizzati tutti i progressi dell’anima mia; e quando la
mia forza, che è una nullità, verrà meno, i miei cedimenti continuino a sospirare
dietro a te.
Ma, intanto, quanto tempo ancora mi farai aspettare? Per quanto tempo ancora
lascerai che si trascini dietro a te l’infelice, angosciata e assetata anima mia?
Nascondimi, ti scongiuro, nel segreto del tuo volto, lontano dal tumulto degli uomini,