Page 94 - La Regola Pastorale
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PARTE QUARTA
COME IL PREDICATORE,
COMPIUTA OGNI COSA NEL MODO DOVUTO,
DEVE RITORNARE IN SE STESSO,
PERCHÉ LA VITA O LA PREDICAZIONE
NON LO ESALTI
Ma poiché spesso, quando la predicazione scorre copiosamente nei modi convenienti,
l’animo di chi parla si esalta in se stesso per la gioia nascosta di questa dimostrazione di
sé, è necessaria una grande cura perché esso si lasci ferire dai morsi del timore e non
accada che colui il quale, curando le loro ferite, richiama gli altri alla salvezza, si
inorgoglisca lui per negligenza della salvezza sua propria; e mentre giova al prossimo,
abbandoni se stesso e cada, mentre fa rialzare gli altri. Spesso, infatti, la grandezza della
virtù fu occasione di perdizione per alcuni, perché per la confidenza nelle proprie forze
acquistano una disordinata sicurezza, così che poi, per negligenza, in modo imprevisto
muoiono. Infatti, quando la virtù resiste ai vizi, per un certo piacere di essa, l’animo ne
resta lusingato, e avviene che la mente di chi opera bene rigetti il timore che la fa essere
attenta ai vizi; riposi sicura nella confidenza di sé; e quando essa è presa nel torpore,
l’astuto seduttore le enumera tutte le sue buone opere e la esalta nel pensiero orgoglioso
di essere superiore agli altri. Quindi, agli occhi del giusto Giudice, il ricordo della virtù
diviene una fossa per la mente, perché ricordando ciò che ha compiuto, mentre si
innalza in se stessa, cade di fronte all’autore dell’umiltà. Perciò è detto all’anima che
insuperbisce: Quanto pia sei bella, scendi e dormi con gli incirconcisi (Ez. 32, 9); come
se dicesse apertamente: Poiché ti elevi per la bellezza della virtù, dalla tua stessa
bellezza sei spinta a cadere. Perciò, l’anima che insuperbisce per la virtù, viene
riprovata — personificata in Gerusalemme — quando è detto: Eri perfetta nella mia
bellezza, che io avevo posto su di te, dice il Signore; ma fidando nella tua bellezza, hai
fornicato nel tuo nome (Ez. 16, 14-15). Giacché l’animo si esalta, per la fiducia nella
propria bellezza, quando lieto per i meriti delle sue virtù, si gloria ai suoi occhi nella
propria sicurezza. Ma attraverso questa medesima fiducia è condotto alla fornicazione,
perché quando i suoi stessi pensieri illudono la mente prigioniera, gli spiriti maligni la
corrompono, seducendola attraverso innumerevoli vizi. Si noti che è detto: Hai
fornicato nel tuo nome, perché quando il cuore abbandona il rispetto della guida celeste,
cerca subito una lode personale, e incomincia ad attribuirsi ogni bene che ha ricevuto
per servire all’annuncio di colui che gliel’ha donato; desidera dilatare la gloria della sua
fama; fa di tutto per apparire degna di ammirazione a tutti. Pertanto fornica in suo
nome, colei che abbandonando il talamo legale giace sotto lo spirito corruttore per la
brama della lode. Perciò David dice: Ha consegnato alla prigionia la loro virtù e la loro
bellezza in mano al nemico (Sal. 77, 61). Giacché la virtù è consegnata alla prigionia e
la bellezza in mano all’avversario, quando l’antico nemico domina un cuore illuso
dall’esaltazione per una buona opera; e tuttavia questa esaltazione della virtù, sebbene
non vinca completamente, tenta spesso, comunque, anche l’animo degli eletti; ma
quando, dopo essersi esaltato, viene abbandonato, allora è richiamato al timore. Perciò
David ancora dice: lo dissi nel mio benessere: Non sarò scosso in eterno (Sal. 29, 7).