Page 4 - L'immortalità dell'Anima
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di qualche disciplina. Disciplina è appunto pensiero puro di determinati
oggetti. Quindi lo spirito umano vive per sempre.
Contro Aristoseno: L'anima in quanto pensiero non è armonia del corpo.
2. 2. Il pensiero è certamente lo spirito stesso ovvero è nello spirito. Ora ha più
essere il nostro pensiero che il nostro corpo. Ma il nostro corpo è un
determinato essere permanente ed è meglio esser tale che non essere. Quindi il
nostro pensiero non è un non essere. Ancora, qualsivoglia sia l'armonia del
corpo, è necessario che risieda inseparabilmente nel corpo come soggetto; e non
si deve ritenere che in tale armonia vi sia qualche elemento che non sia
necessariamente nel corpo come soggetto, anzi l'armonia stessa vi risiederebbe
inseparabilmente. Ora il corpo umano soggiace al meccanismo, il pensiero non
vi soggiace. Soggiace infatti a divenire l'essere che non è sempre il medesimo.
Ma "due e quattro fanno sei" è sempre il medesimo ed egualmente "il quattro
contiene due e due e non li contiene il due, quindi il due non è il quattro".
Questo è un pensiero che non soggiace al divenire: dunque il pensiero ha un
suo essere. Ma se il soggetto soggiace al meccanismo, necessariamente soggiace
al divenire ciò che è in esso inseparabilmente. Quindi lo spirito non è armonia
del corpo. E la morte non può sopraggiungere ad esseri non soggetti al
meccanismo. Pertanto lo spirito vive per sempre, sia esso il pensiero o sia in
esso inseparabilmente il pensiero.
Contro Alessandro: a) Permanenza e dinamismo dell'anima...
3. 3. C'è una certa forza d'attuazione dell'essere in riposo e l'essere nel riposo
non è nel divenire. Inoltre la forza d'attuazione è in potenza ad attuare, ma
quando non attua non cessa d'essere forza d'attuazione. Ora l'attuazione
implica l'esser mossi e il muovere. Quindi non ogni essere mosso e, a più forte
ragione, non ogni essere movente è nel divenire. Soltanto l'essere che è mosso
da un altro e non muove se stesso è mortale. E non è mortale l'essere che non è
nel divenire. Quindi con certezza e senza possibilità dell'altra parte di
contraddizione si conclude che non ogni essere che muove è nel divenire. Ma
non c'è movimento senza l'essere permanente ed esso o è vivente o non è
vivente. Ma l'essere che non vive è privo di anima e non si dà forza d'attuazione
senza l'anima. Quindi l'essere che muove senza porsi nel meccanismo non può
essere che viva esseità permanente. Ed è lei che, senza divisioni, muove il corpo
alle singole gradazioni di vita. Quindi non ogni essere che muove il corpo
soggiace al meccanismo. Inoltre il corpo è mosso soltanto secondo tempo. Si
tratta infatti di esser mossi in successioni più lente o più celeri. Ne consegue che
v'è un essere che muove col tempo, ma non si pone nel divenire. E l'essere che
muove il corpo col tempo, sebbene tenda ad unico fine, non può tuttavia
produrre una molteplicità d'effetti contemporaneamente e deve produrre una