Page 64 - Commento Mistico al Cantico dei Cantici
P. 64
parola del corpo, in grado di offrire al suo Dio una lode adeguata a quel che esso è; in
maniera tale che il compimento della preghiera avviene, nel presente così come
nell’eternità, in rapporto a questa resurrezione della parola esteriore, unita a quella
interiore.
L’Anima però, abituata a un silenzio profondo e ineffabile, teme di interromperlo, il
che fa sì che essa fatichi a ritrovare la parola esteriore. Ed è questo che costringe il suo
Sposo a invitarla a fare udire la sua voce, per farle perdere questa imperfezione. O mia
Sposa, le dice, fatemi udire la vostra voce! È tempo di parlare, di parlare a me con la
bocca del corpo, per lodarmi nel modo che avete appreso durante questo silenzio
straordinario. In più c’è anche una parola interiore assolutamente ineffabile, poiché Dio,
a sua discrezione, rende all’Anima la libertà di parlargli talvolta con grande facilità.
Egli l’invita inoltre a parlare alle Anime delle cose interiori, e a insegnare loro ciò
che debbono fare per essergli gradite. È una delle principali funzioni della Sposa, quella
di istruire e di insegnare l’interiore alle amiche dello Sposo che non hanno accesso a lui
tanto quanto la Sulamita. Ecco dunque ciò che lo Sposo desidera da lei: che lei gli parli,
con il cuore e con la bocca, e che parli anche agli altri in sua vece.
14. Fuggite, mio Amato, e siate simile al capriolo e al cerbiatto sui monti degli aromi.
L’Anima che non ha più né per sé né per nessun’altra creatura altro interesse che non
sia quello del suo Sposo, e che non può volere altro che la sua gloria, nel vedere
qualcosa che lo disonora gli dice: Fuggite, mio Sposo! Allontanatevi da questi luoghi
che hanno per voi solo un cattivo odore, andate verso le Anime che sono monti di
aromi, elevati al di sopra dei vapori corrotti e resi impuri dalla malvagità del mondo.
Sono montagne di aromi grazie al profumo delle eccellenti virtù che voi avete posto in
loro: e sarà solamente in tali Anime che voi troverete un vero riposo.
L’Anima giunta a questo livello abbraccia gli interessi della giustizia divina, sia nei
propri confronti che riguardo agli altri; in maniera tale che non potrebbe desiderare altra
sorte per sé né per chiunque altro se non quella che tale giustizia divina intende
assegnarle per il tempo e per l’eternità. La Sposa possiede inoltre la carità più sincera
che mai vi sia stata verso il prossimo, poiché lo serve unicamente per Dio e nella
volontà di Dio. Ma, sebbene ella fosse assolutamente pronta a essere anatema per i suoi
fratelli (Rm 9,3), come san Paolo, e nonostante si occupi unicamente della loro
salvezza, è tuttavia indifferente alla riuscita e non potrebbe essere afflitta né dalla
propria perdita né da quella di alcuna creatura, considerata dal lato della giustizia di
Dio. Quel che non può sopportare è che Dio sia disonorato, perché Dio ha ordinato in
lei la carità, e da quel momento è penetrata nelle più pure disposizioni della perfetta
carità.
Non si deve credere che un’Anima del livello di questa Sposa brami la presenza
sensibile e la gioia dolce e continua dello Sposo; niente affatto: era una perfezione che
ella aveva in passato, quella di desiderare ardentemente questo meraviglioso possesso,
perché questo era necessario per farla avanzare e andare verso di lui. Ora invece è
un’imperfezione che lei non deve ammettere, poiché il suo Amato la possiede
perfettamente nella sua essenza e nelle sue potenze, in maniera verissima e invariabile,
al di là di ogni tempo, di ogni mezzo e di ogni luogo. Dopo momenti di gioia distinta e
sentita, ella non ha più da sospirare, oltre al fatto che si trova in una così assoluta
disappropriazione di tutto che non sarebbe più in grado di arrestare un desiderio su una