Page 65 - Commento Mistico al Cantico dei Cantici
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qualunque cosa, neppure sulle gioie del Paradiso. Simile stato è anche la prova che lei è
                  posseduta dal centro. Per questo qui lei testimonia allo Sposo di essere ben felice che lui
                  vada dove gli piacerà, che renda visita ad altri cuori, che li conquisti, che li purifichi,
                  che ne consumi tra tutti i monti e le colline della Chiesa; che tragga diletto dalle Anime
                  aromatiche,  profumate  di  grazie  e  di  virtù.  Ma,  quanto  a  lei,  non  è  più  in  grado  di
                  chiedergli nulla, né di desiderare nulla da lui; a meno che non sia lui stesso a dargliene
                  l’impulso. Non che lei disprezzi o rifiuti le visite e le consolazioni divine; no, ha troppo
                  rispetto e sottomissione per l’operazione di Dio. Ma è che questo genere di grazie non
                  sono più molto opportune per un’Anima così annullata quale è lei, che, è stabile nella
                  gioia del centro, e che, avendo perduto ogni volontà nella volontà di Dio, non può più
                  desiderare nulla. Ciò è espresso bene da questa bella espressione: Fuggite, mio Amato, e
                  siate simile al capriolo e al cerbiatto sui monti degli aromi.
                     L’indifferenza di questa Amante è tanto grande che non può pendere né dal lato della
                  gioia né da quello della privazione. La morte e la vita sono uguali per lei: e, nonostante
                  il suo amore sia incomparabilmente più forte di quanto non sia mai stato, tuttavia ella
                  non può desiderare il Paradiso, perché resta nelle mani del suo Sposo, come le cose che
                  non sono. In questo deve consistere l’effetto del più profondo annullamento.
                     Anche se in questo stato ella è più adatta che mai a soccorrere le Anime, e serve con
                  estrema  cura  quelle  che  il  suo  Sposo  le  manda,  tuttavia  è  incapace  di  desiderare  di
                  aiutare gli altri e neppure può farlo, se non per un particolare ordine della provvidenza.
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