Page 3 - Commento Mistico al Cantico dei Cantici
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Jeanne Guyon
Commento mistico
al Cantico dei Cantici
Prefazione
Chiunque leggerà attentamente questa spiegazione del sacro Cantico non avrà
difficoltà a riconoscere, soprattutto se ha qualche discernimento delle vie interiori, che
esso contiene qualcosa di sorprendente. Una spiegazione così chiara e così ben condotta
di un Libro tra i più oscuri della Sacra Scrittura può essere solamente il frutto di
un’assistenza particolare dello Spirito Santo: poiché, secondo i Santi, questo Cantico
può essere insegnato soltanto grazie all’unzione Divina e appreso solo attraverso
l’esperienza; esso infatti non si ode all’esterno né risuona pubblicamente, e non è udito
che da colei che lo canta e da colui per il quale è cantato, che sono lo Sposo e la Sposa.
Ogni lettore troverà in quest’opera caratteristiche che meriteranno la sua
ammirazione, e passaggi che senza superare la sua intelligenza potranno elevarla. Ma
pregi ulteriori vi troveranno solamente coloro che, attraverso l’annullamento di se stessi
e grazie alla loro elevazione in Dio, saranno capaci di comprendere questo canto regale
dello Sposo celeste e della sua Amante, scorgendovi con grande gioia l’esatta
corrispondenza tra quel che è detto qui e le cose straordinarie che Dio realizza nelle
anime più purificate. Perché questo Cantico viene letto con intelligenza solo da coloro
che leggono ciò che vi è cantato molto più nello specchio dell’esperienza interiore che
nel Libro stesso che hanno davanti agli occhi. È grazie a tale esperienza del Cantico
eterno che l’anima, ritornata alla sua origine, incomincia sulla terra a penetrare ciò che
essa scoprirà completamente solo in cielo; ed è quanto è stato predetto da Isaia: il
giovane Sposo rimarrà con la vergine sua Sposa; lo Sposo si rallegrerà nella sua
Sposa; e Dio gioirà in loro (Is 62,5).
Se si domanda: chi è lo Sposo?, il suo amico fedele risponderà: chi ha la Sposa è lo
Sposo (Gv 3,29). E se si vuole sapere chi è il giovane Sposo che possiede la Sposa, non
c’è che da considerare chi è colui che, essendo il Figlio Eterno di Dio, è divenuto nel
tempo il figlio dell’uomo, così da essere della medesima natura dell’Amante che doveva
sposare; che è morto per riscattarla, e che è giunto a possederla al prezzo del suo proprio
sangue. Allo stesso modo è possibile apprendere che l’anima pura è questa Sposa mille
volte felice, che si conduce con Gesù Cristo in maniera tanto confidenziale.
Questo Sposo dunque, e questa Sposa, rimarranno insieme in eterno; perché essi
sono uniti così intimamente dal legame di un purissimo amore da non essere che un solo
cuore, un solo spirito, e un solo essere. E poiché la Sposa non è più capace di altra gioia
di quella che trae dal suo Signore, così ella si compiace nel suo Sposo; e anche Dio
Padre trae grande diletto dallo Sposo e dalla Sposa, perché è lui il centro del loro riposo
e il nodo del loro legame. Ché se Dio gioisce alla vista di tutte le sue opere (Sal 103,29
[104,31]), nell’ammirare le bellezze e le perfezioni che ha comunicato a esse, quanto
più si compiace di questo capolavoro della sua grazia, e delle nozze eterne del suo unico