Page 5 - Deliberazioni dei primi padri
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più merito, compiere in tutto la volontà del Signore nostro Dio e anche tutto quello che,
liberamente, voglia e ci comandi Sua Santità, al quale già abbiamo offerto di tutto cuore
noi stessi e ogni nostra volontà, intelligenza e capacità?
Consultazione per risolvere la questione
Per risolvere il problema insistemmo molti giorni nella preghiera e nella riflessione, ma
nulla appariva che appagasse pienamente il nostro animo. Fiduciosi nel Signore,
cominciammo a discutere tra noi su alcuni espedienti per uscire meglio dall’incertezza.
E anzitutto: era forse opportuno che noi tutti ci ritirassimo in un eremo per trenta o
quaranta giorni, unicamente dediti alla meditazione, al digiuno e a esercizi di penitenza,
perché il Signore esaudisse i nostri desideri e si degnasse di metterci nel cuore la
soluzione del problema? O, allo stesso scopo, dovevano forse ritirarsi in solitudine solo
tre o quattro a nome di tutti? Oppure: nessuno si sarebbe ritirato in solitudine, ma
restando in città avremmo dedicato una metà della giornata solo a questo nostro
problema, di modo che potessimo avere più spazio e disponibilità per la meditazione e
l’orazione; e il resto della giornata l’avremmo impiegato nei consueti ministeri della
predicazione e delle confessioni?
Infine, tutto considerato e discusso, decidemmo così: saremmo rimasti tutti in città,
soprattutto per due motivi: primo, perché non nascessero pettegolezzi e stupore tra le
autorità e in mezzo al popolo: avrebbero pensato – tanto la gente è facile a giudicare
temerariamente – che eravamo fuggiti, che ordivamo qualche novità, oppure che
eravamo poco tenaci, anzi incostanti nelle iniziative; secondo, non volevamo
compromettere, con la nostra assenza, il frutto che già avevamo sperimentato in larga
misura nelle confessioni, nella predicazione e in altre attività spirituali: un risultato così
grande che, se fossimo stati quattro volte più numerosi, non saremmo bastati, come non
bastiamo ora, a soddisfare tutti.
Il secondo espediente che considerammo per trovare una via d’uscita fu proporre a tutti
e a ciascuno in particolare queste tre disposizioni d’animo:
1. prima: ciascuno doveva prepararsi, e dedicarsi a pregare, offrire il santo Sacrificio e
meditare, con l’intento e l’impegno di trovare gioia e pace nello Spirito Santo sul
punto dell’obbedienza, dandosi da fare quanto poteva per affezionare la volontà più
a obbedire che a comandare, se fosse uguale la gloria di Dio e la lode di Sua Maestà;
2. seconda: nessuno di noi doveva parlare dell’argomento con un altro compagno o
cercare di conoscere le sue ragioni, perché nessuno inclinasse a fare il voto di
obbedienza più che a non farlo, o viceversa, trascinato dall’altrui convinzione;
volevamo che ciascuno considerasse solo quello che aveva attinto dall’orazione e
meditazione come più giusto;
3. terza: ciascuno doveva considerarsi come estraneo alla nostra Compagnia e come se
non dovesse aspettarsi di esservi mai accolto; in forza di questa disposizione non si
sarebbe lasciato indurre da alcuna preferenza a pensare e decidere piuttosto per il si
che per il no, ma al contrario, come estraneo, avrebbe proposto alla considerazione
comune il suo parere autonomo circa il sottomettersi o no all’obbedienza, e infine, a
suo giudizio, avrebbe convalidato e approvato quella scelta nella quale il servizio di
Dio sarebbe stato migliore e la conservazione della Compagnia più lunga e sicura.