Page 4 - La Regola
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3. 1. Domate la vostra carne con digiuni ed astinenze dal cibo e dalle bevande, per quanto la salute lo
                  permette. Ma se qualcuno non può digiunare, non prenda cibi fuori dell’ora del pasto se non quando  è
                  malato.
                  3. 2. Sedendo a mensa e finché non vi alzate, ascoltate senza rumore e discussioni ciò che secondo l’uso vi
                  si legge, affinché non si sfami soltanto la gola, ma anche le orecchie appetiscano la parola di Dio.
                  Deboli e robusti; sani e ammalati.

                  3. 3. Se alcuni vengono trattati con qualche riguardo nel vitto perché più delicati per il precedente tenore
                  di vita, ciò non deve recare fastidio né sembrare ingiusto a quegli altri che un differente tenore ha reso più
                  forti.  Né  devono  crederli  più  fortunati  perché  mangiano  quel  che  non  mangiano  essi;  debbono  anzi
                  rallegrarsi con se stessi per essere capaci di maggiore frugalità.

                  3.  4.  Così,  pure,  se  a  quanti  venuti  in  monastero  da  abitudini  più  raffinate  si  concedono  abiti,  letti  e
                  coperte  che  non  si  danno  agli altri che sono più robusti e perciò veramente più fortunati, quest’ultimi
                  devono  considerare  quanto  i  loro  compagni  siano  scesi  di  livello  passando  dalla  loro  vita  mondana  a
                  questa,  benché  non  abbiano  potuto  eguagliare  la  frugalità  di  coloro  che  sono  di  più  forte costituzione
                  fisica. E poi, non debbono tutti pretendere quelle cose che sono concesse in più ad alcuni non per onore
                  ma  per  tolleranza,  onde  evitare  quel  disordine  detestabile  per  cui  in  monastero  i  ricchi  si  mortificano
                  quanto più possono, mentre i poveri si fanno schizzinosi.

                  3.  5.  D’altra  parte,  siccome  gli  ammalati  devono  mangiare  meno  per  non  aggravarsi,  durante  la  loro
                  convalescenza dovranno essere trattati in modo da potersi ristabilire al più presto, anche se provenissero
                  da  una  povertà  estrema;  infatti  la  recente  malattia  ha  loro  procurato  quello  stato  di  debolezza  che  il
                  precedente tenore di vita aveva lasciato nei ricchi. Ma appena si siano ristabiliti, tornino alla loro vita
                  normale, che è certamente più felice, poiché è tanto più consona ai servi di Dio quanto meno è esigente.
                  Ormai guariti, il piacere non li trattenga in quella vita comoda a cui li avevano sollevati le esigenze della
                  malattia. Si considerino anzi più ricchi se saranno più forti nel sopportare la frugalità, perché è meglio
                  aver meno bisogni che possedere più cose.

                  Tenere un contegno irreprensibile.
                  4. 1. Il vostro abito non sia appariscente; non cercate di piacere per le vesti ma per il contegno.

                  4. 2. Quando uscite, andate insieme ed insieme rimanete quando sarete giunti a destinazione.

                  4.  3.  Nel  modo  di  procedere  o  di  stare,  in  ogni  vostro  atteggiamento,  non vi sia nulla che offenda lo
                  sguardo altrui ma tutto sia consono al vostro stato di consacrazione.

                  4. 4. Gli occhi, anche se cadono su qualche donna, non si fissino su alcuna. Certo, quando uscite, non vi è
                  proibito vedere donne, ma sarebbe grave desiderarle o voler essere da loro desiderati, perché non soltanto
                  con il tatto e l’affetto ma anche con lo sguardo la concupiscenza di una donna ci provoca ed è a sua volta
                  provocata.  E  perciò  non  dite  di  avere  il  cuore  pudico  se  avete  l’occhio  impudico,  perché  l’occhio
                  impudico è rivelatore di un cuore impudico. Quando poi due cuori si rivelano impuri col mutuo sguardo,
                  anche  senza  scambiarsi  una  parola,  e  si  compiacciono  con  reciproco  ardore  del  desiderio  carnale,  la
                  castità fugge ugualmente dai costumi, anche se i corpi rimangono intatti dall’immonda violazione.

                  4. 5. Ed inoltre chi fissa gli occhi su una donna e si diletta di esser da lei fissato, non si faccia illusione che
                  altri non notino questo suo comportamento: è notato certamente e persino da chi non immaginava. Ma
                  supposto che rimanga nascosto e nessuno lo veda, che conto farà di Colui che scruta dall’alto e al quale
                  non si può nascondere nulla? Dovrà forse credere che non veda, perché nel vedere è tanto più paziente
                  quanto più sapiente? L’uomo consacrato tema dunque di spiacere a Dio per non piacere impuramente ad
                  una donna; pensi che Dio vede tutto, per non desiderare di vedere impuramente una donna, ricordando che
                  anche in questo caso si raccomanda il Suo santo timore dov’è scritto: È detestato dal Signore chi fissa lo
                  sguardo.
                  4. 6. Quando dunque vi trovate insieme in chiesa e dovunque si trovino pure donne, proteggete a vicenda
                  la vostra pudicizia. Infatti quel Dio che abita in voi, vi proteggerà pure in questo modo, per mezzo cioè di
                  voi stessi.





                  Agostino – Regola                                                            pag. 2 di 5
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