Page 7 - La Regola
P. 7
67. Non essere goloso e dedito ai cibi, affinché non si rinnovino in te i peccati
passati.
68. Nessun lavoro ti annoi: Dio presto ti concederà il riposo.
69. Come i ruderi fuori della città si prestano per le fetide sconcezze degli
uomini, così l’anima di colui che ha abbracciato la vita monastica con pigrizia e
con fiacchezza diventa ricettacolo di ogni passione e di ogni fetore.
70. Cerca di pregare sempre con le lacrime affinché Dio abbia molta
misericordia dite e ti spogli dell’uomo vecchio.
71. Persevera nelle cose che ti dico, cioè nel lavoro, nella povertà, nel
pellegrinaggio, nella tribolazione, nel silenzio. Queste sono le cose che ti
rendono umile. L’umiltà consiste nel reputarsi peccatore perché non si fa nulla
di buono davanti a Dio; nell’attendere al silenzio; nel non avere alcuna
considerazione di sé; nel non imporre ad altri le proprie parole; nel rinunciare
alla propria volontà, nell’abbassare lo sguardo, nell’avere la morte davanti agli
occhi, nel guardarsi dalla menzogna, nel non pronunciare parole vane, nel non
rispondere al superiore, nel sopportare pazientemente le offese, nell’affrontare
le fatiche e le tristezze. Abbiate cura, fratelli, di osservare questi precetti perché
la vostra vita non sia infruttuosa.
72. Qualunque cosa tu possa ascoltare, sii sollecito nel dire «perdonami» perché
l’umiltà distrugge tutte le macchinazioni del nemico.
73. Non insuperbire per le tue azioni, quali che siano.
74. Il tuo volto sia sempre mesto ma, se vengono da te dei fratelli forestieri,
mostrati gioioso affinché il timore di Dio dimori in te.
75. Quando cammini con i confratelli, allontanati un po’ da loro per poter
osservare il silenzio.
76. Quando cammini, non voltarti a destra o a sinistra, ma recita i tuoi salmi,
prega Dio con la tua mente in qualunque posto ti trovi; non mostrare fiducia
agli abitanti del luogo.
77. Mostrati modesto in tutte le tue azioni.
78. Non allungare subito le mani sulle cose che ti sono davanti.
79. Se sei giovane, non allungare per primo le mani oppure, senza ritegno, non
mangiare il boccone di un altro.