Page 23 - Massime di Perfezione Cristiana
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sentire  internamente  di  averne  la  capacità,  purché  i  suoi  superiori  non
                  glielo  vietino,  ed  egli  sia  a  queste  cose  fare  richiesto  espressamente  o
                  tacitamente  dal  suo  prossimo,  nel  quale  vede  sempre  il  suo  divino
                  Signore.
                  19. Il Cristiano amatore della perfezione, assume  queste opere  di carità
                  senza  avere  una  volontaria  predilezione  più  tosto  per  l'una,  che  per
                  l'altra.
                  20. Egli conserva perciò le tre regole seguenti:
                  I  -  abbraccia  le  prime  opere  di  carità,  di  cui  venga  richiesto  dal  suo
                  prossimo;  né  per  aspettarne  di  future  incerte,  giammai  le  ricusa,
                  qualunque  sieno,  piccole  o  grandi,  dilettevoli  o  moleste,  atte  ad  essere
                  operate da qualunque uomo, ovvero proprie di lui solo;
                  II - se gli vengono dimandate più opere di carità contemporaneamente, le
                  quali  egli  non  possa  tutte  ad  un  tempo  abbracciare,  procede  a  farne  la
                  scelta  secondo  l'ordine  della  carità,  avvertendo  però  sempre  di  non
                  assumere che di quelle che sono alle sue forze proporzionate;
                  III  -  finalmente  di  nessuna  opera  di  carità  si  stanca  o  prende  fastidio;
                  tutte, se può, le conduce a fine; e se queste contengono una occupazione
                  continua, egli persevera, né passa ad assumerne delle altre oltre a ciò che
                  ha  già  intrapreso,  permanendo  nelle  opere  assunte  come  in  propria
                  vocazione.
                  21. La volontà di Dio, oltre manifestarsi per le esterne circostanze, che è il
                  mezzo il più ordinario, si può manifestare ancora per delle straordinarie
                  interne  ispirazioni;  quando  però  le  esterne  circostanze  non  dicano
                  assolutamente il contrario.
                  22. Può adunque il Cristiano contraddire alla coscienza del proprio nulla,
                  assumere delle opere diverse da quelle che sono suggerite dallo stato nel
                  qual si trova, per interno impulso dello Spirito Santo, mediante il quale si
                  manifesti a lui con chiarezza il volere divino.
                  23.  Ma  simili  ispirazioni  meritano  di  essere  ben  provate,  e  discussi  i
                  segreti  del  proprio  cuore,  perché  non  sieno  mescolate  in  esse  le  voci
                  dell'amor  proprio,  e  non  sia  forse  ingannato  l'uom  dal  demonio,  che
                  talora  si  trasforma  in  angelo  di  luce:  finalmente  giova  assai  che  sieno
                  confermate dai superiori spirituali.
                  24.  La  regola  poi  infallibile  e  generale  per  provare  la  divina  volontà,
                  manifestata tanto pei segni delle circostanze esterne come per quelli delle
                  interne ispirazioni, dee esser la pace e il tranquillo gusto che il Cristiano
                  prova  delle  cose  nel  profondo  di  sua  coscienza.  Dee  concentrarsi  in  se

                  stesso, ed ascoltare attentamente se egli sente qualche inquietudine. Se ci
                  bada attentamente,  troverà in ciò  il segno della sua condizione. L'amor
                  proprio,  ed  un  fine  umano  qualunque  sia,  mette  nell'uomo  sempre


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