Page 20 - Massime di Perfezione Cristiana
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rettamente giudicare delle cose umane; finalmente il dono del consiglio,
col quale possa diriger se stesso, applicando le verità conosciute alle
opere particolari della sua vita.
3. La gravità, la consideratezza, e la maturità in tutte le cose, dee
distinguere il Cristiano: egli dee fuggire la fretta e la precipitazione,
proprie dell'uomo moderno, come contrarie ai sopraddetti doni, e come
effetti di un volere umano pieno di quella ansietà che toglie la pace dal
divino Maestro tanto commendata.
4. Lo spirito della intelligenza lo ritrarrà mai sempre a pensare assai
prima all'emendazione di sé, che a quella del prossimo.
5. A. - Riguardo alla emendazione e perfezione di se stesso, facilmente gli
si renderà manifesta la volontà di Dio; e primieramente la riconoscerà
dalle circostanze nelle quali si trova essere collocato. Secondo questo
certissimo principio egli intenderà, che:
I - La prima cosa che la volontà di Dio gli prescrive, si è quella di
esercitare con fedeltà, con esattezza e con alacrità tutti i doveri del
proprio stato: di corrispondere a tutte le relazioni nelle quali egli si trova
legato congli altri uomini: di usare ad essi tutte le amorevolezze e i
riguardi che risultano naturalmente da queste relazioni: di usare
insomma con essi tal carità, che debbano restare di lui soddisfatti: e che la
sua conversazione colle persone colle quali egli dee trattare (giacché per
l'amor del ritiro egli eviterà di trattare con quelle, con le quali non ne ha
obbligo alcuno), sia piena di dolcezza, di santa amabilità, e di solida
edificazione.
6. Lo stesso principio di corrispondere allo stato da Dio ricevuto, e di
occupar bene tutto il suo tempo, renderà il Cristiano amante della fatica, e
particolarmente di quell'arte od occupazione che professa, ed in quella
sarà assiduo: se gli riuscirà di fare in essa de' progressi, riguarderà ciò
come un merito presso Dio, essendo questa la volontà di Dio, che egli
corrisponda bene a quello stato dove l'ha posto.
7. Se il Cristiano sarà dedicato agli studi, attenderà a questi, non per amor
loro, ma per amor di Dio, a cui serve: se avrà in mano un'arte meccanica,
attenderà ad essa per lo stesso fine: il Cristiano in tal modo non
riguarderà giammai un ufficio come più nobile dell'altro, o come
dell'altro più abbietto, mentre con tutti serve ugualmente allo stesso Dio.
Ciascuno lavora la sua parte, come garzone nella bottega dello stesso
padrone: e ciscuno ne riceve la mercede sulla fine della giornata, non già
secondo la qualità del mestiere da lui esercitato, ma bensì secondo la
fedeltà, l'assiduità, la premura e l'amore al padrone nell'esercitarlo.
8. - II - Dopo i doveri del proprio stato (fra i quali s'intendono comprese le
pratiche della religione), il tempo che gli sopravvanzerà, l'ocuperà il
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