Page 17 - Massime di Perfezione Cristiana
P. 17
18. In settimo ed ultimo luogo, il Cristiano il quale tiene queste regole di
sua condotta, sarà disposto con eguale facilità e contento a mutare,
quando a lui si manifesti la divina volontà, o quella de’ suoi superiori che
tengono le veci di Dio; e il suo animo sarà sempre costituito e conservato
in quell'aureo stato di indifferenza che raccomandava tanto S. Ignazio, e
che mise per fondamento de’ suoi Esercizi, cioè di tutta la vita spirituale.
19. Questa indifferenza viene dal proposito non solo di servire a Dio, ciò
che è il fine a cui sono tutti creati; ma ben ancora di servirlo in quel modo,
nel quale Egli vuol essere da ciascun di noi servito, che costituisce il
primo mezzo pel quale si può ottenere quel gran fine.
20. Il Cristiano in fatti, desiderando di servire a Dio non già secondo il
modo scelto da se stesso, ma secondo il modo da Lui prescrittogli e da
Lui voluto, perverrà ad essere indifferente (per quanto spetta alla sua
libera volontà e non già alla sua naturale inclinazione) a quelle quattro
condizioni così ben distinte dal Santo sopraccitato, che sono le seguenti: I
- alla sanità, ovvero alla malattia; II - alle ricchezze e comodi, ovvero alle
miserie della vita; III - all'onore, o al disprezzo del mondo; IV - ad una
vita lunga, o ad una vita breve, o che si convenga abbreviare sotto le
fatiche e i dolori.
21. E l'esame che farà di se stesso con frequenza il discepolo di Cristo per
conoscere se si trovi veramente indifferente alla povertà e alla ricchezza,
all'onore e al disprezzo, alla sanità e alla malattia, alla lunga o breve vita,
gli scoprirà il cammino da lui fatto nella strada della evangelica
perfezione.
22. Questa indifferenza, alla quale dee tendere incessantemente il fedele
Cristiano, si può ridurre altresì ai tre capi seguenti: I - a qualunque ufficio
gli venga affidato; II - a qualunque luogo gli sia data l'abitazione; III - a
qualunque stato di sua corporale salute egli si trovi d'avere.
lezione VI
SULLA QUINTA MASSIMA, CHE È:
RICONOSCERE INTIMEMENTE
IL PROPRIO NULLA
1. Il discepolo di Gesù Cristo dee vivere perpetuamente in una interior
solitudine, nella quale, scomparse quasi direi tutte le altre cose, non si
ritrovi che Iddio e l'anima sua.
15